13/06/2023

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Agliè, “service” del Lions Club Alto Canavese. Restaurato il dipinto che riproduce la Sacra Sindone

Agliè

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Agliè, “service” del Lions Club Alto Canavese. Restaurato il dipinto che riproduce la Sacra Sindone

Il Lions club Alto Canavese, che si accinge a chiudere il brillante anno della presidenza di Nella Falletti Geminiani, si è fatto promotore di un “service” nell’area della cultura, della valorizzazione delle risorse del territorio, della conservazione del patrimonio artistico.

Lo spunto è giunto dal Centro Internazionale di Studi sulla Sindone, che ha segnalato la presenza, nella Chiesa già della Confraternita di Santa Marta in Agliè e dedicata alla stessa Santa evangelica, di una copia della Sindone in grandezza naturale. Il restauro del prezioso reperto ha così avuto il sostegno del Lions Club Alto Canavese grazie all’entusiasmo della Presidente, sostenuta dal club compatto.
Si conoscono oltre cento di tali manufatti, presenti sia in Europa sia nell’America del Sud, a partire dal XVI secolo, ma la caratteristica peculiare della Sindone in Agliè consiste nel fatto che si tratta di un esemplare firmato datato 1708.
Risulta essere opera di Giovanni Battista Fantino o Fantin, un autore del quale non esistono purtroppo notizie certe, cha ha lasciato tracce esclusivamente in ambito di iconografia sindonica.
Esistono soltanto altre tre copie in grandezza naturale di questo autore, oltre ad alcune incisioni. Questo fa della Sindone di Agliè una preziosa testimonianza.
Purtroppo, le condizioni di conservazione della copia, ritrovata casualmente nel 1978 nella sagrestia in S. Marta, erano decisamente inadeguate, tali da provocare nel tempo problemi al telo e all’immagine riprodotta.

L’intervento del Lions Club Alto Canavese ha consentito di affidare l’opera alle sapienti mani della restauratrice Cinzia Oliva. Ci sono voluti otto mesi di lavoro per fermare il degrado, riportare alla vista le parti improvvidamente nascoste al momento del fissaggio su una tavola di legno e mettere in sicurezza con un nuovo allestimento il reperto.
Il restauro ha stimolato a compiere ulteriori ricerche sull’Autore, nel quadro di un più generale lavoro scientifico di catalogazione e studio delle raffigurazioni Sindoniche.
Il complesso restauro giunto a compimento nei tempi prefissati, ha consentito di presentare al pubblico il risultato del lavoro in occasione dell’evento organizzato ad Agliè sabato 3 giugno 2023.
A corredo del restauro è stato pubblicato sotto l’egida del Lions Club Alto Canavese un opuscolo riccamente illustrato intitolato “La Sindone, il Fantin(o) e la copia di Santa Marta in Agliè”.

LA PRESENTAZIONE DEL RESTAURO

“Extractum ab originali Taurini – Percorsi iconografici e botanici intorno alla Sindone”: questo il titolo della Giornata di Studio che si è svolta presso il Castello di Agliè, preliminarmente alla presentazione del reperto restaurato, collocato in bella vista nella Chiesa di Santa Marta, gioiello settecentesco opera di Costanzo Michela, nell’ambito della manifestazione “Appuntamento in Giardino 2023”.
Il programma scientifico della mattinata si apre con i saluti istituzionali di Marco Succio, Sindaco di Agliè, di Nella Falletti, Presidente Lions Club Alto Canavese e quindi di Sua Eccellenza Monsignor Edoardo Aldo Cerrato, Vescovo di Ivrea.

Tutti i saluti esprimono l’apprezzamento per il Lions Club Alto Canavese, interprete di significativi interventi culturali strettamente legati al territorio, sottolineati anche da Nella Falletti che ringrazia Don Luca per la disponibilità nel concedere ’accesso alla Chiesa di Santa Marta ed i soci Lions per il supporto all’operazione. Agli studiosi che animeranno la giornata con i loro interventi un caloroso ringraziamento.

IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA DI STUDIO

Introdurrà i lavori Gian Maria Zaccone ricercatore del C.I.S.S. (Centro Internazionale di Studi sulla Sindone), sul tema “La copia di Agliè: storia, ruolo e caratteristiche”. All’esauriente dissertazione segue l’intervento di Paolo Cozzo (Università degli Studi di Torino): “La Sindone e il suo ruolo nel rapporto con la Dinastia Sabauda”. Dal suo ingresso nel patrimonio sabaudo nel 1453, la Sindone assume con sempre maggior rilievo il ruolo di reliquia dinastica, affiancandosi ad una ritualità comune alle grandi Corti europee. La Sindone diventa dunque uno strumento di legittimazione dinastica. Le sue copie e raffigurazioni sono uno strumento efficace di divulgazione di tale ruolo.

Paola Tomatis e Federico Valle (C.I.S.S.) sviluppano il tema: Il “mitico” Fantin(o) e le sue opere sulla Sindone. Tra le oltre 120 copie in grandezza naturale della Sindone sino ad oggi registrate dall’apposito Gruppo di Studio del Centro Internazionale di Studi sulla Sindone di Torino, quattro – tra le quali quella di Agliè – sono da assegnare ad un artista, Giovanni Battista Fantino o Fantin del quale si sono reperite anche alcune incisioni. Non si conoscono al momento copie firmate da altri artisti. Dell’autore non si hanno precise notizie. Vengono presentati i primi risultati di questa fase iniziale di ricerca sulle copie della Sindone, con un particolare focus sul corpus fantiniano.

A chiudere la mattinata, prima la restauratrice Cinzia Oliva che racconta “Il restauro della Sindone di Agliè” presentando gli interventi di restauro compiuti sulla copia di Aglié, quindi Paola Iacomussi (INRIM – Responsabile Illuminazione e Conservazione Commissione Diocesana Sindone) e Paolo Di Lazzaro (ENEA di Frascati – Vicedirettore del Centro Internazionale di Studi sulla Sindone) che trattano il tema “Analisi sulla Sindone di Agliè e confronti con la copia di Arquata del Tronto”.

In occasione del restauro sono state eseguite da ricercatori INRIM delle indagini spettrocolorimetriche sul reperto, al fine di comprendere meglio la natura del manufatto e le tecniche utilizzate per la sua realizzazione, anche al fine di controllare nel tempo le condizioni di conservazione. Analoghe misurazioni vennero fatte in occasione del restauro della copia conservata ad Arquata del Tronto. Viene quindi presentato un confronto tra i risultati sui due esemplari.
Terminati gli interventi della mattinata si prosegue con il momento clou: tutti i presenti si trasferiscono nella Chiesa di Santa Marta per ammirare la presentazione della Sindone restaurata nella cornice davvero suggestiva della chiesa.

Si chiude nel pomeriggio l’intenso programma con il tema “La Sindone di Torino. Lino, fiori e passiflora: simbologia e percorsi botanici intorno alla Sindone”, trattato da Giorgio Rondi (Linificio Canapificio Nazionale); Filippo Servalli (R&D RadiciGroup) sotto il titolo “Da Tutankhamon alla Val Gandino: un lino per la Sindone” evidenzia che la Sindone è un tessuto di fattura che appare piuttosto pregiata con una particolare tessitura. Il Linificio e Canapificio Nazionale, in quanto riferimento mondiale del lino sia per quanto riguarda l’innovazione, sia la sua storia e le sue origini, ha avviato un progetto di ricerca finalizzato ad ottenere una fibra di lino quanto più possibile simile a quella che si riusciva ad ottenere due millenni fa in Medio Oriente. Lo studio, finalizzato anche a capire l’evoluzione della fibra nel tempo, è stato ultimato nel 2019 ed ha reso possibile, in base alle condizioni climatiche e del terreno, la scelta del seme più corretto da piantare in Val Gandino, per ottenere la fibra vicina a quella che componeva il filato e poi il tessuto della Sindone. Viene raccontato il complesso lavoro compiuto in tutte le fasi colturali e di lavorazione per ottenere un tessuto sul quale l’Enea di Frascati ha anche compiuto degli esami approfonditi.

A Gian Maria Zaccone (CISS, Ateneo Pontificio Regina Apostolorum) viene affidato il tema “Il fiore di Passiflora, la Passione di Cristo e la Sindone”: nel Cinquecento i missionari fecero conoscere in Europa i particolari fiori di un rampicante proveniente dal Sud America, attribuendone con intenti apologetici una ricca simbologia legata alla Passione di Cristo. Da questo il nome Passiflora (fiore della Passione) che dall’apologetica passò con Linneo ad indicarne il genere botanico. All’inizio del Seicento alcuni saggi a carattere religioso ne trattano compiutamente sotto questo aspetto. Guarino Guarini subì il fascino di tali trattazioni, fino ad inserire gli insoliti fiori nella decorazione della Cappella della Sindone. Anche l’allestimento della nuova Cappella della Sindone, attuato per soddisfare le complesse esigenze di conservazione della Sindone, contiene una citazione alla Passiflora, per lo più ignorata.

In chiusura di giornata gli interventi di Nello Balossino (Università degli Studi di Torino) ed Enrico Simonato (CISS): “Botanica e Sindone”. Negli anni Settanta un criminologo svizzero, Max Frei, individuò delle particelle biologiche sulla Sindone, che riconobbe quali pollini di piante sia dell’area europea, sia mediorientale. Il suo lavoro fu oggetto di molte revisioni, puntualizzazioni e critiche. Rimane tuttavia un lavoro di sicuro interesse per la paleobotanica, che ancora oggi si sta tentando di approfondire, liberandolo da tentazioni apologetiche. Tentazioni che portarono ad estreme conseguenze, quali la supposta visione di impronte di fiori sullo stesso Lenzuolo. Senza entrare nella questione, viene raccontata questa interessante avventura tra scienza e apologetica.

A Massimo Borghesi (SPABA) tocca terminare gli interventi con il tema “I fiori nell’iconografia sindonica”. Nella ricca iconografia sindonica compaiono spesso raffigurazioni della Sindone tra Sei e Settecento ornate di ricche cornici e composizioni floreali, come quelle, tra le più celebri, attribuite ad Octavianus Monfort, ma anche di fattura più popolare e spesso monastica. Viene presentata una carrellata di tali opere, che costituisce una particolare forma di raffigurazione devozionale della Sindone. In conclusione, del prestigioso evento la visita alla Cappella di San Massimo nel Castello di Agliè con la copia Ottocentesca della Sindone.

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