04/03/2022

Cronaca

Rivarolo Canavese scende in piazza per manifestare contro la guerra: “Siamo tutti ucraini”

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Si è mobilitata tutta la città nella serata di ieri, giovedì 2 marzo per manifestare contro l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe. In tanti, anziani, giovani, giovanissimi e bambini hanno partecipato alla manifestazione per la pace che ha avuto luogo nello spazio elementare rivarolese, il sindaco di Rivarolo Canavese Alberto Rostagno, Gioele Tarsia, rappresentante studenti del Liceo “Aldo Moro” e alcuni disegni della Scuola Primaria “Gibellini Vallauri” di Rivarolo, una rappresentanza degli studenti della Scuola Primaria “Gibellini Vallauri” dell’Istituto Comprensivo “Guido Gozzano” di Rivarolo, Gioele Tarsia, rappresentante studenti del Liceo “Aldo Moro”, Davide Milanesi e Caterina Principe, per Agesci – Gruppo Scout, Padre Alexandru Ilinitichi in rappresentanza della comunità romena, Svitlana Pogybko, in rappresentanza della comunità ucraina, Luca Bertotti per la Caritas cittadina. Gabriella Meaglia – presidente dell’Anpi di Favria-Rivarolo-Oglianico – in rappresentanza delle Associazioni rivarolesi, molte delle quali presenti al presidio e il consigliere regionale Alberto Avetta. Nel suo discorso il giovane Gioele Tarsia ha manifestato l’avversione dei giovani nei confronti della guerra in un discorso che riportiamo:

“Sono Gioele Tarsia, uno dei rappresentanti dell’Istituto di Istruzione Superiore Aldo Moro di Rivarolo Canavese, e sto per compiere 19 anni. Spesso mi sorprendo a pensare che siano tanti, perché non è cambiato nulla da quando in prima liceo, passeggiando per i corridoi, vedevo i ragazzi di quinta che mi guardavano dall’alto in basso -ora, allo stesso modo, passeggiando per i corridoi vedo i ragazzi di prima guardarmi dall’alto in basso-,
Questo per dire che mi sento ancora piccolo, ingenuo e che ignoro quale sia il mondo dei grandi. Ma pochi giorni fa il governo ucraino ha pubblicato la foto di due soldati russi fatti prigionieri, uno dei quali ha 19 anni.
Potrei essere io. Il governo italiano ha mobilitato centinaia di soldati italiani inviandoli in Est Europa, ed io penso al mio amico Pietro, che ha qualche anno più di me e che vuole fare il militare. Come sarebbe vederlo partire?

La settimana scorsa il presidente Ucraino ha disposto la mobilitazione generale di tutti gli uomini dai 18 ai 60 anni, per quanto già ci sia di uomo in un ragazzo della mia età, vietando loro di lasciare il paese.
Della mia famiglia solo mia madre potrebbe partire.
Chissà come sarebbe per me ed i miei amici, salutare le nostre compagne di classe, con cui abbiamo condiviso i banchi per 5 anni, sapendo che mai ci si ritroverà tutti assieme

Quanti ragazzi, nello stesso momento in cui tra di noi ci abbracciamo, si stringono ad un fucile? Quanti di loro, mentre mi chiedo dove andrò all’università, hanno ormai capito che non ci andranno mai? I miliardi investiti nelle armi crescono di anno in anno nel nostro paese. Non era meglio spenderli per la nostra istruzione tutti questi soldi? Come si può allo stesso tempo voler investire nel futuro e finanziare gli strumenti per distruggerlo?
Non bastava distruggere le foreste, inquinare i mari, incendiare l’atmosfera?
Era davvero necessario organizzare la morte di altri esseri umani?

Questo pianeta che ci viene consegnato rotto, chi ci insegnerà a ripararlo? Noi ragazzi di tutto il mondo, dove scopriremo come salvarci dalla crisi climatica una volta che le bombe avranno demolito le nostre scuole?

È in quelle scuole che abbiamo letto nei libri di storia che la pace non si costruisce con i carri armati.
La pace si costruisce nelle scuole, imparando il dialogo, il compromesso, la collaborazione.

Fratelli e sorelle di tutto il mondo, posiamo le armi, non ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, di tutti i popoli e di tutte le nazioni del mondo, per trovare soluzioni vere ai problemi di oggi”.

Gabriella Meaglia ha invece evidenziato come scendere in piazza sia importante sentirsi meno soli e per condividere una speranza con il popolo ucraino.

“So che molti si domandano a cosa serva riunirci nelle piazze per invocare la pace, certo Putin non fermerà la sua guerra. Magari avessimo questo potere!
Allora perché siamo qui? Intanto per sentirci meno soli, perché condividiamo una speranza, e meno spaventati, perché questa guerra ci fa paura, non solo perché è tanto vicina a noi ma perché, nelle persone della mia generazione che fortunatamente non hanno vissuto la Seconda guerra mondiale, risveglia fantasmi del passato, della guerra fredda, della minaccia nucleare. Ma, soprattutto, siamo qui per non far sentire solo il popolo ucraino.

Ce l’ha chiesto in questi drammatici giorni: “Non lasciateci soli, non dimenticateci”. E noi non dobbiamo e non vogliamo dimenticarlo.
Certo, potremo aiutarlo concretamente, mandando generi di prima necessità, raccogliendo fondi e offrendo ospitalità, ma anche questa mobilitazione è un abbraccio, perché tutta l’Europa scende in piazza, anche in Russia c’è chi manifesta il proprio dissenso, rischiando la vita, per dire no a Putin, consapevoli che ciò che lo ha spinto alla guerra non è certo l’amore per il suo popolo e per il suo paese, ma una folle smania di potere. Ciò che rende forte un dittatore è il consenso della sua gente, da solo, anche l’uomo più potente del mondo, è più vulnerabile.
E noi come facciamo a farlo sentire solo? certo, i governanti degli altri paesi organizzano le sanzioni e prendono tutti quei provvedimenti politici e diplomatici per evitare di rispondere alle armi con le armi. Ma noi come possiamo rispondere? Con una parola: Educazione! Educazione alla pace, al rispetto, alla fratellanza, all’accoglienza, all’incontro. E la presenza dei bambini, delle loro famiglie e delle loro insegnanti ce lo dimostra. Generazioni cresciute ed educate con questi valori possono darci la speranza per un futuro di pace.

E per quanto la nostra Europa sia ancora tanto imperfetta, ha fatto molti progressi in questi decenni.
Pensiamo all’Europa del secolo scorso, schiacciata dalle dittature nazista e fascista, con generazioni di giovani cresciuti nel mito della razza, della violenza, dell’odio e della sopraffazione.
Quando il 10 giugno 1940 Mussolini annunciò l’entrata in guerra, da tutte le piazze d’Italia, gremite di folla, si levò il delirante consenso degli italiani. In quelle piazze c’erano tanti giovani a cui non era stata concessa la possibilità della scelta. Erano stati piccole italiane, giovani italiane, figli della lupa, balilla, avanguardisti; avevano fatto il giuramento di sangue a Mussolini; si erano esaltati con la vittoria delle guerre coloniali; avevano condiviso l’aberrazione delle leggi razziali. La guerra non era che il traguardo di un percorso fatto di illusioni e di inganni.

In questi giorni ho riletto la lettera che una bambina delle elementari scrisse a mio suocero, combattente in Africa orientale nel 1941. Era una lettera intrisa di retorica fascista, che tutti gli scolari erano obbligati a scrivere; inneggiava alla gloria della patria e alla vittoria completa dell’Asse! La mostruosa alleanza con il nazismo: il male assoluto. La lettera si conclude con i saluti del podestà, che esortava mio suocero a tornare in buona salute e vittorioso.

Mio suocero tornò dalla guerra, ma sconfitto e molto provato nel fisico e nello spirito. Anche mio padre tornò dalla guerra, vittorioso perchè era un partigiano, ma mutilato di una gamba a 21 anni.
Questi due padri non permisero mai ai loro figli maschi di giocare con le armi giocattolo e con i soldatini, perché loro sapevano che la guerra non è un gioco. La guerra, come diceva mio padre, è un mostro che non muore mai; dorme, fino a quando un criminale non la risveglia.
Ecco perché dobbiamo educare i giovani al rifiuto delle guerre, affinché l’articolo 11 della nostra Costituzione “l’Italia ripudia la guerra”, non siano solo parole sulla carta ma linfa vitale. Affinché la volontà di chi crede nella pace abbia sempre il sopravvento sulle forze del male e dell’odio”.

Alla manifestazione di solidarietà hanno altresì preso parte i rappresentanti del Comuni di: Agliè, Barbania, Bosconero, Cuorgné, Favria, Noasca, Oglianico, Prascorsano, Rivara, Salassa, San Ponso, San Giusto, Valperga.

 

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