17/07/2023

Politica

Quel brutto “pasticciaccio” politico dell’ospedale del Canavese e dell’area ex Montefibre di Ivrea

Ivrea

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Quel brutto “pasticciaccio” politico dell’ospedale del Canavese e dell’area ex Montefibre di Ivrea

È davvero un brutto “pasticciaccio” quello che riguarda la scelta del sito dove dovrebbe sorgere il nuovo ospedale del Canavese. Il solito “baillamme” all’italiana che sta innescando una rovente polemica all’interno della maggioranza di centrodestra che amministra la Regione Piemonte. Anche i sindaci di 57 comuni dell’Alto Canavese e dell’Eporediese, insieme quattro presidenti di altrettante comunità montane hanno dissotterrato l’ascia di guerra e chiedono spiegazioni alla Regione. Il nodo da sciogliere è ancora una volta quella della località dove dovrebbe sorgere il nuovo nosocomio. Due anni fa l’assemblea dei sindaci chiede che fosse un ente terzo, in questo caso l’Ires, a individuare il luogo più idoneo per realizzare il nuovo ospedale. Tre i siti in lizza: quello di Scarmagno, quello della ex Montefibre e quello dell’area Ribes a Pavone Canavese. Dopo un lungo studio, ovviamente pagato dai contribuenti l’Ires, ha ritenuto che la location più idonea fosse quella di Pavone Canavese. Il buonsenso avrebbe voluto che le Giunta regionale avesse seguito le indicazioni dell’Ires, ma qualche giorno fa l’assessore leghista alla Sanità Luigi Genesio Icardi, ha annunciato, a sorpresa, e prima che la questione fosse dibattuta in Commissione Sanità, che il nuovo ospedale del Canavese sarebbe stato costruito nell’area ex Montefibre che sorge al centro di Ivrea.

Apriti cielo! Poche ore dopo il gruppo di Fratelli d’Italia ha richiesto di fermare la delibera per chiedere che a decidere in merito fosse il Consiglio Regionale in forma palese. Cosa che avverrà nei prossimi giorni. Il concetto è il seguente: perché accantonare quella che è stata individuata come l’area più indicata per ospitare la grande struttura sanitaria (ricordiamo che l’Inail ha stanziato 140 milioni di euro) per sceglierne un’altra, in centro città come è appunto l’area ex Montefibre che riproporrebbe le medesime criticità, in considerazione della posizione e della mancanza di spazi adeguati, dell’attuale ospedale? Al momento questo è un quesito che è rimasto senza risposta.

Tra coloro che capeggiano la rivolta dei sindaci e dei presidenti delle Comunità montane, circa 70 comuni in tutto, è Giambattistino Chiono, primo cittadino di Busano, amministratore di lungo corso e profondo conoscitore del territorio, un uomo avvezzo a iniziare a condurre battaglie mettendoci sempre la faccia, a differenza di molti suoi colleghi che gli danno ragione a parole ma poi nei fatti nascondono la testa sotto la sabbia come gli struzzi.

“Sarebbe interessante capire cosa abbia spinto l’assessore regionale alla Sanità ad annunciare una decisione come questa, ignorando tutte le indicazioni fornire dall’Ires, l’ente incaricato dalla Regione proprio per individuare il sito maggiormente idoneo sul quale costruire un ospedale che, ricordiamo non è solo eporediese ma anche di tutto il Canavese – tuona Giambattistino Chiono -. È giusto a questo punto che sia il Consiglio regionale a decidere, ma occorre puntualizzare che si sostiene che i terreni dell’area Ribes non sono più agricoli perché da tempo sono stati oggetto di una variazione di destinazione d’uso e che da agricoli quei terreni sono divenuti edificabili. La politica rappresenta tutti ci cittadini: fare il nuovo ospedale nell’area ex Montefibre, oltre a creare notevoli criticità come è stato sottolineato più volte, andrebbe a vantaggio di una trentina di comuni su settanta. Ora, ospedale del Canavese deve essere utile e comodo per tutti i comuni e non soltanto per una parte di essi. E come sindaci, a questo punto chiediamo sia fatta chiarezza una volta per tutte e si assuma una decisione responsabile. Chi governa rappresenta tutti i cittadini e non soltanto quelli appartenenti alla propria area politica”.

La palla passa adesso, passerà ovviamente al Consiglio regionale, che assumerà una decisione definitiva esautorando di fatto l’esecutivo regionale che, si fatto, non ha gestito al meglio una situazione che dapprima si è trascinata per decenni a causa di inutili campanilismi e che adesso rischia di bloccarsi per una questione meramente politica.

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