
Il fenomeno è in continua espansione e non riguarda soltanto Torino o il Piemonte in generale. E’ la crisi che modifica, oltre le condizioni di vita delle persone, anche gli stili di vita. Naturalmente in peggio. I dati Istat parlano chiaro: il numero dei giovani o meno giovani che ritornano a vivere con i genitori, che almeno possono contare sull’erogazione mensile della pensione, è in costante e continuo aumento.
Anche il verde e ricco (un tempo) Canavese non è esentato. Chi ha un lavoro precario non ha la possibilità di costruirsi un futuro: affittare un piccolo appartamento costa, i matrimoni di rimandano anche che dopo anni di fidanzamento: arrivare a fine mese è diventata un’utopia. E’ un’umiliazione, una frustrazione continua, ma molto spesso si è costretti a ritornare a casa dei genitori e farsi mantenere.
Son passati i bei tempi in cui dopo aver conseguito la laurea o la specializzazione professionale, se avevi voglia di lavorare, un posto bene o male lo trovavi comunque. Adesso si trova lavoro (poco) grazie ai Centri per l’impiego, al famigerato e ancora tutto da verificare decreto legge sul Jobs Act ma sopratutto se puoi contare su qualche Santo in Paradiso o a conoscenze e amicizie.
Sta di fatto che i risparmi che le famiglie hanno faticosamente accumulato in tanti anni di sacrifici, ora servono per mantenere ancora i figli. Nella maggior parte si tratta di giovani “maturi” che sono sono costretti a rinunciare alla tanto agognata e sacrosanta indipendenza per farsi aiutare dalla famiglia. E’ il simbolo dell’Italia che cambia e non certo in meglio.
E il Canavese, un tempo territorio particolarmente industrioso ed economicamente benestante, deve fare i conti con un fenomeno che, giorno dopo giorno, finisce per impoverirlo ulteriormente, complice anche la costante perdita di posti lavoro, causata dal giornaliero stillicidio di aziende e società che chiudono i battenti a cusa di concordati preventivi, amministrazioni controllate e rilocalizzazioni nei Paesi esteri dove la pressione fiscale è decisamente più contenuta.
L’amarezza tra i giovani è palpabile: nessuna certezza per il futuro e la passibilità sfumata di potersi creare un vita propria, con tutte le conseguenze che ne conseguono.
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