14/10/2018

Sanità

Canavese e Piemonte: “Pochi i medici di base nei comuni montani” e l’Uncem lancia l’allarme

Locana

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I medici di base nelle vallate piemontesi e in quelle canavesane scarseggiano e questo crea non poca appresione tra gli abitanti e gli amministratori locali tanto che negli ultimi mesi, numerosi sindaci di comuni hanno evidenziato a Uncem le problematiche relative alla presenza esigua di medici di base nelle vallate alpine e appenniniche. Un problema non certo nuovo, legato all’organizzazione dei Distretti sanitari e anche alle volontà espresse dall’Ordine dei Medici. Uncem ha sottoposto le problematiche dei territori al Ministro della Salute Giulia Grillo.

La Strategia nazionale Aree interne, con le Strategie di territorio e i conseguenti Accordi di programma firmati nei territori, ha saputo finora dare alcune risposte organizzative al problema – con gli “infermieri di comunità” ad esempio, ovvero con le “case della salute” e con altri strumenti operativi legati alla continuità socio-assistenziale, messi in campo da molte Regioni che hanno anche strutturato efficaci “comunità di pratica” -, “ma resta forte comunque la necessità di verificare l’organizzazione della presenza dei medici sui Comuni montani, unendo questo tema ad esempio a quello della riorganizzazione dei trasporti e più in generale dei servizi nelle aree interne”, precisa il presidente Uncem Marco Bussone.

L’Uncem è convinta che, grazie alle moderne tecnologie e all’Agenda digitale, unite alla collaborazione con Associazioni locali e Comuni stessi, si potrebbero mettere in campo azioni sperimentali per favorire l’accesso all’assistenza medica delle fasce deboli della popolazione, terza età in particolare. Modelli di “prenotazione” delle visite ambulatoriali e di trasporto “a chiamata” favorirebbero l’accesso e il mantenimento dei servizi. Non senza però una sensibilizzazione dell’Ordine dei Medici da parte del Ministro, affinché i medici che già operano sulle valli (anche con una riorganizzazione su base comunale e di Comunità montana o di Unione di Comuni) eroghino effettivamente i servizi almeno alcune ore la settimana anche nei centri più piccoli.

“Ritengo importante – sottolinea Bussone – quanto definito in sede di Conferenza Stato-Regioni per aumentare il numero di specializzazioni nella triennale di medicina generale. Si tratta di un segnale prezioso per i nostri territori. La carenza dei medici di famiglia sul territorio, in particolare nelle aree interne, rurali e montane, è un problema che nei prossimi anni rischia di mandare in crisi l’intero sistema sanitario e dunque è fondamentale intervenire in modo tempestivo”.

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