20/10/2017
Cronaca
Ivrea, rapinavano e rubavano. Condannati i giovani “bene” della “banda della Mito”
Ivrea
/Era stata denominata la “Banda dell’Alfa Mito” e per mesi aveva seminato il terrore a Ivrea e nell’Eporediese con furti e rapine: cinque giovani (quattro residenti nell’Eporediese e uno abitante a Biella), arrestati nel mese di dicembre del 2016, sono stati condannati dal Gup (Giudice per l’Udienza Preliminare) Stefania Cugge del tribunale di Ivrea. L’udienza si è tenuta nella mattinata di giovedì 19 ottobre. La “gang” costituita da ragazzi appartenenti a famiglie bene che non hanno mai avuto nulla a che fare con la giustizia, rapinava e rubava utilizzando un’Alfa Mito di color nero. Colpivano e fuggivano i giovani banditi. Il bottino serviva ad acquistare vestiti griffati e a giocare d’azzardo: a fare la bella vita, insomma, condotta nella presunzione di poterla fare franca.
A mettere sulla giusta strada gli agenti di polizia del commissariato di Ivrea, coordinati dal vicequestore Gianluigi Brocca, è stata la pubblicazione un fotografia di tre membri della banda accanto all’auto usata per eseguire i “colpi” da parte di uno dei ragazzi nel suo profilo Facebook. Una sbruffonata originata probabilmente dalla sensazione di essere invincibili e imprendibili. Investigatori e inquirenti, insospettiti dal fatto che la presenza di una Mito nera era stata segnalata in tutte le occasioni in cui la banda aveva colpito.
Dopo aver messo sotto i controllo i telefoni dei sospettati è scattato il blitz e in conseguente arresto, avvenuto poco prima del progettato sequestro di un benestante imprenditore agricolo dell’Eporediese. Il Gup ha condannato Pietro Bonino, 27 anni, residente ad Azeglio, assistito dall’avvocato Pio Coda, a scontare un a pena di 4 anni e sei mesi; 3 anni e quattro mesi a Simone Tosatti , 27 anni, di Montalto Dora (avvocato Filippo Amoroso), 3 anni e dieci mesi di reclusione a Giuseppe Grosso, 23 anni, residente a Ivrea (avvocato Paolo Campanale); 3 anni di carcere ad Antonio Gili Tos, 22 anni, residente a Vestignè (difeso dall’avvocato Enrico Scolari). I giovani condannati erano accusati a vario titolo di rapina, furto aggravato, danneggiamenti e ricettazione.
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