03/01/2024
Cronaca
Piemonte e Canavese: siccità, in montagna manca l’80% della neve, agricoltura in allarme
Canavese
/Piemonte e Canavese: siccità, in montagna manca l’80% della neve, agricoltura in allarme
La situazione nivologica nelle Alpi è critica: a quote elevate, la neve scarseggia e non garantisce le riserve idriche necessarie per l’irrigazione. Lo denuncia Coldiretti Torino, che chiede interventi urgenti per scongiurare il rischio di una nuova siccità. “La mancanza di neve fa tremare l’agricoltura torinese. Le inutili spruzzate di fine anno non hanno modificato la situazione di grave deficit nivologico che conferma la tendenza al forte calo di innevamento”, afferma il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici, citando le segnalazioni degli agricoltori in montagna.
Nelle Alpi torinesi, la gran parte dei bacini imbriferi è scoperta fino a quote intorno ai 2000 metri. Dai 2000 ai 2500 mt, la copertura nevosa è presente soprattutto nei versanti sotto vento e a nord, ma si tratta di appena 15-20 cm, quando a queste quote in queste settimane dovrebbero esserci 50-60 cm di neve assestata distribuita in modo uniforme.
“Se non arriveranno nevicate abbondanti entro gennaio, al massimo metà febbraio, rischiamo il deficit idrico dell’annata 2022 protrattosi fino alla primavera 2023. Ricordiamo, infatti, che dal disastro della siccità del 2022, che ha visto sommarsi mancanza di piogge in pianura e di neve in montagna, l’agricoltura si è risollevata soltanto a maggio 2023 con una lunga serie di abbondanti precipitazioni che, però, non hanno creato riserve di neve in quota”, avverte Mecca Cici.
La coltre nevosa nei mesi centrali dell’inverno è importante anche in pianura e in collina per garantire una riserva di acqua a lento rilascio in grado di inumidire il terreno in vista della ripresa vegetazionale di inizio marzo. Ma è l’accumulo di spesse masse nevose in alta montagna che garantisce le riserve idriche strategiche estive.
Senza un’abbondante coltre nevosa a 2000-2500 metri non ci sarà sufficiente acqua nei corsi d’acqua alpini e dunque nei canali irrigui di pianura da cui dipende la maggior parte della produzione di mais, di foraggio e di frutta. E senza l’apporto creato dallo scioglimento nevoso è a rischio anche la produzione idroelettrica.
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