14/03/2018

Cronaca

Ciriè: dimora storica trasformata in casa di lusso. Un imprenditore evade 900mila euro

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Sulla carta i locali erano gli uffici di una società che operava nel settore della compravendita e della locazione di immobili ma di fatto lo stabile ospitava una sontuosa abitazione: sauna, bagno turco, doccia emozionale e impianto di home theatre non erano, però, benefit destinati ai dipendenti. Dalle indagini della Guardia di Finanza, infatti, è emerso come la casa, completamente domotica, era adibita ad abitazione di lusso ed utilizzata da un facoltoso imprenditore di Ciriè e dalla sua compagna.

Gli agenti della Guarda di Finanza nel corso delle investigazioni, esaminando la documentazione, hanno notato che la maggior parte delle spese della società riguardavano un immobile sul quale risultava acceso un contratto di leasing. Ogni spesa sostenuta dal cinquantenne imprenditore per la gestione dello sfarzoso immobile, era meticolosamente riportata nei libri contabili: dai canoni di leasing alle bollette della luce. Perfino gli importi dell’Imu, seppure, come poi scoperto dagli inquirenti, non effettivamente corrisposti al Comune, venivano portati in deduzione come costi della società.

I vantaggi fiscali illecitamente conseguiti dall’imprenditore attraverso questa maldestra prassi non sono affatto trascurabili. In tal modo, infatti, anziché acquistare l’immobile come privato e pagare le tasse sull’acquisto e sul mutuo, il soggetto ha simulato l’utilizzo ai fini aziendali, accendendo un leasing i cui costi sono serviti a pagare molte meno tasse.

I Finanzieri della Tenenza di Lanzo, che nel corso delle indagini hanno anche accertato come l’imprenditore non abbia versato al Comune IMU per oltre 30.000 euro, hanno quantificato un’evasione fiscale che sfiora i 900mila euro.

Una volta scoperto, l’amministratore, nel tentativo di salvaguardare il patrimonio da un possibile recupero erariale, ha cercato di intestare la società ad un prestanome, totalmente estraneo alla società ma già noto alle forze dell’ordine per una storia di truffe. Il responsabile della società e l’improvvisato prestanome, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Ivrea per reati tributari, rischiano la reclusione fino a quattro anni.

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