26/12/2019

Cronaca

Volpiano: ignoti cercano di dare fuoco alla villa dell’ex boss Marando. Si tratta di un atto intimidatorio?

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In quella villetta costruita in via Trento a Volpiano un tempo dimorava il temuto boss della ‘ndrangheta Pasquale Marando l’incontrastato re dei Narcos negli anni Novanta. Nell’abitazione, disabitata dal 1993, ignoti hanno aperto il cancello esterno e hanno appiccato il fuoco utilizzando della “diavolina”. Le fiamme non hanno però attecchito e il tentativo di dare fuoco all’edificio è fallito. Ad essere annerito è stato soltanto il portoncino d’ingresso.

La villetta era stata confiscata a Marando al termine di una vasta operazione di polizia contro la criminalità organizzata. Nel 2002 Pasquale Marando fu ucciso nel corso di una faida famigliare a Platì, nel cuore della Calabria. L’attentato potrebbe avere una matrice mafiosa. Il bene, dopo il decreto di confisca della Cassazione è stata affidata al Comune che ha deciso di trasformare la struttura in una comunità per disabili. Per questa ragione da mesi fervono i lavori di riqualificazione finanziati anche dalla Regione Piemonte.

E appare decisamente strano che l’atto di probabile intimidazione sia stato compiuto proprio quando manca poco per ridare alla villetta una nuova e utile destinazione d’uso. E pensare che dal 113, cioè dall’anno della confisca non si è mai registrato il benché minimo tentativo di effrazione. La procura di Ivrea ha aperto un fascicolo per incendio doloso. Una delle ipotesi accosta questo tentativo di intimidazione a quello, del tutto simile, che ha avuto luogo nella villa del narcotrafficante Nicola Assisi a San Giusto Canavese. Sull’episodio indagano i carabinieri della Compagnia di Chivasso.

Scrive a questo proposito Libera Piemonte, l’associazione contro le mafie fondata da Don Luigi Ciotti, sul suo profilo social: “Un nuovo probabile atto intimidatorio, perché il riutilizzo sociale dei beni dà fastidio. Al nord come al sud. È necessario reagire per contrastare la presenza massiccia delle mafie nel nostro territorio. Dobbiamo farlo, insieme!”

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