
Torino e il Piemonte parlano cinese: università, ricerca e cultura per una nuova alleanza globale

Torino è oggi una delle città italiane più attive nella cooperazione accademica e culturale con la Cina. Non solo attraverso corsi universitari e accordi istituzionali, ma anche con laboratori di ricerca congiunti, doppie lauree e la presenza stabile dell’Istituto Confucio, cuore pulsante della diffusione della lingua e della cultura cinese in Piemonte.
L’Università di Torino ha stretto una solida alleanza con la East China Normal University di Shanghai: un accordo che ha dato vita a programmi di doppia laurea, scambi di studenti e docenti, corsi bilingue e uno sportello cinese operativo all’interno del Rettorato. L’Istituto Confucio dell’ateneo, attivo dal 2014, propone corsi di lingua, certificazioni ufficiali e progetti nelle scuole piemontesi, con oltre venti Aule Confucio già attivate.
Anche il Politecnico di Torino è all’avanguardia grazie alla storica collaborazione con la Tongji University di Shanghai. Il progetto Politong e il centro congiunto Sices hanno formato centinaia di ingegneri e ricercatori, con focus su mobilità sostenibile, smart cities e cambiamento climatico. Più di recente, sono nati anche laboratori con Tsinghua University su ergonomia urbana e con la stessa Tongji nel campo automotive.
A completare il quadro, ci sono centri di ricerca come il Cascc (Centre for Advanced Studies on Contemporary China), il think tank T.wai (Torino World Affairs Institute) e i programmi “Global China” e “ChinaMed”, che posizionano il capoluogo piemontese come uno dei poli italiani più sensibili al dialogo con la Cina, non solo scientifico, ma anche strategico.
In un’epoca in cui la Cina investe pesantemente in istruzione e ricerca, mentre l’Europa e l’Italia faticano a tenere il passo, la via torinese dimostra che aprirsi alla cooperazione accademica internazionale è una scelta vincente. E anche un modo per costruire un ponte stabile tra culture.