Rovente polemica a Forno Canavese: l’ex Rsa “Alice” ospita dallo scorso fine settimana 64 migranti

11/07/2023

Rovente polemica a Forno Canavese: l’ex Rsa “Alice” ospita dallo scorso fine settimana 64 migranti

L’ex Rsa “Alice” di Forno Canavese ospita dallo scorso fine settimana 64 migranti sbarcati sulle coste italiane. In realtà avrebbero dovuto essere 49, tanti quanti sono i posti a disposizione. A ufficializzare la notizia è stata, nella giornata di ieri, lunedì 10 luglio, la Prefettura di Torino. E subito è scoppiata, rovente come queste giornate “bollenti” la polemica. È stata la Curia, proprietaria dell’immobile, a mettere lo stabile a disposizione della Prefettura. E in tutta questa vicenda il Comune non ha avuto voce in capitolo, dato che si tratta di una struttura privata. L’unico atto di riguardo è stato quello di telefonare al sindaco per avvertirlo dell’arrivo dei migranti.

Non è la prima volta che accadono episodi similari: due mesi fa era accaduto a Rivarolo Canavese e ancora prima a Rocca Canavese. L’ex Rsa “Alice” era stata chiusa a causa della pandemia di Covid verso la fine del 2000. Tutti in paese, auguravano che la struttura, frutto di sacrifici di molti residenti, riaprisse per accogliere gli anziani. Così non è stato. La gestione è stata affidata a una cooperativa che si resa disponibile ad accogliere i profughi.

In una lunga nota pubblicata sui social, l’Amministrazione comunale spiega con dovizia di particolari perché il Comune è stato di fatto “tagliato” fuori: “Tutti i giorni apprendiamo, tramite i media, aggiornamenti che riguardano l’arrivo in Italia di profughi, migranti che lasciano la loro terra per svariati motivi: fuggono dalla povertà, dalle persecuzioni, dai conflitti interni, dalla violazione dei diritti umani… o semplicemente lasciano la loro difficile e povera situazione in cerca di una vita migliore. Se pensiamo ai nostri avi non era andata in modo diverso, con la grande differenza che al giorno d’oggi questi poveri uomini, donne e bambini vengono strumentalizzati e spesso sballottati, molti perdono la vita in mare, chi ce la fa ha ancora davanti a sé tanti ostacoli da dover superare, in più la burocrazia e le leggi non gli rendono facile il cammino, non gli permettono di integrarsi con facilità.

Quando parliamo di loro dobbiamo prima di tutto ricordarci che sono persone, non merce, e dobbiamo sperare di non doverci mai trovare a vivere la loro stessa situazione. I continui arrivi hanno portato i centri di accoglienza al collasso, la Prefettura ha indetto uno stato di emergenza e, immediatamente, le cooperative mettono a disposizione, della Prefettura stessa, i locali che gestiscono e che possono accogliere queste persone. Questo spiega perché nella nostra ex Casa di Riposo Alice sono arrivati i profughi. Il problema è che il tutto avviene senza una comunicazione e/o un incontro: la Prefettura di Torino ha fatto una telefonata al sindaco giovedì sera, ma senza scendere nei dettagli.

Comprendiamo il vostro malcontento che esprimete e che riguarda il fatto di come è stata gestita la situazione della Casa di Riposo Alice: tante erano state le donazioni fatte dai cittadini fornesi e non, con la speranza di poter passare al momento opportuno gli anni della senilità. Ma poi, purtroppo, la situazione della struttura è degenerata: lo stabile non era più a norma per accogliere persone non autosufficienti e avrebbero dovuto iniziare i lavori per apportare i cambiamenti richiesti. Inoltre, i debiti continuavano ad aumentare e la Parrocchia aveva firmato una convenzione con la Cooperativa per cercare di avere qualche garanzia, ma non è servito a nulla: durante la pandemia la struttura è stata chiusa definitivamente. Dobbiamo, però, tener ben presente che il Comune non ha mai avuto voce in capitolo sulle decisioni prese per la gestione e continua tutt’ora ad essere così: prima la struttura apparteneva alla Curia, poi la gestione è passata alla Cooperativa e a lei è rimasta. Ecco perché di fronte alla sua decisione l’Amministrazione non può far nulla, ma non perché non ha voluto occuparsene decidendo di voltarsi dall’altra parte. È nostra intenzione organizzare un incontro aperto a tutta la cittadinanza, invitando i referenti delle parti chiamate in causa, in modo che tutti possano ricevere le informazioni necessarie.

Vogliamo solo ricordare a tutti voi, cari cittadini, che le persone, che da venerdì sera si trovano qui a Forno, non sono colpevoli della mal gestione toccata alla Casa di Riposo. Loro sono delle persone che, come tutti noi, hanno il diritto alla vita e di vivere liberi e sicuri. Ognuno di noi si sente profondamente rammaricato dal vostro dispiacere, ma anche noi non possiamo fare nulla di più”.

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