13/07/2016

Cronaca

Ivrea: il carcere è di nuovo nell’occhio del ciclone per gl’incontri a luci rosse tra finti gay e transessuali

Ivrea

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Tutto è iniziato con la querela per atti osceni in luogo pubblico presentata da un detenuto che aveva sorpreso prima in cella e poi nelle docce un transessuale brasiliano di 40 anni in atteggiamenti intimi inequivocabili con un altro detenuto di 36. Il carcere di Ivrea è ancora una volta nell’occhio del ciclone. Prima le aggressioni ai danni degli agenti penitenziari e adesso i rapporti sessuali tra gay ed eterosessuali. La voce ha fatto rapidamente il giro dell’istituto penitenziario. A confermare la notizia è anche l’Osapp, il sindacato che tutela e rappresenta gli agenti di polizia penitenziaria.

In sostanza, dal 2015 e l’inizio del 2016 le richieste di trasferimento nel reparto occupato dai transessuali avrebbero registrato un aumento decisamente anomalo. E per la maggior parte si trattava di detenuti eterosessuali che si spacciavano per gay. Lo scorso mese di aprile, su ordine del provveditorato e su richiesta della direzione della casa circondariale, la sezione è stata interdetta agli omosessuali che, nel frattempo, sono stati trasferiti nel carcere di Verbania. I problemi all’interno del carcere eporediese si sarebbero verificati dopo la sentenza Torregiani che di fatto prevede il regime delle celle aperte all’interno degli istituti di pena. L’Italia è stata costretta ad applicare il nuovo regime carcerario dopo la condanna emessa dalla Corte Europea dei diritti umani per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti. E, conseguentemente, se da dietro le sbarre i contatti non erano possibili, l’apertura delle celle è coincisa con l’inizio dei problemi: prima le segnalazioni e poi, dulcis in fundo, la denuncia. Intanto la procura di Ivrea ha aperto un fascicolo per atti osceni in luogo pubblico.

Adesso a Ivrea sono rimasti soltanto i transessuali. Se questo problema, sembra apparente risolto, a giudizio dell’Osapp rimane quello delle aggressioni ai danni degli agenti e nei confronti dei quali il sindacato chiede che direzione e istituzioni intervengano per garantire la sicurezza all’interno della casa circondariale.

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