Conclave al via: tra i possibili successori di Papa Francesco anche Roberto Repole, arcivescovo di Torino
A pochi giorni dalla scomparsa di Papa Francesco, il Vaticano si prepara ad affrontare una delle fasi più delicate della sua storia recente. È il tempo del raccoglimento e del lutto, ma anche quello dell’attesa e della riflessione. La macchina ecclesiastica, sospesa tra il dolore per la perdita del Pontefice e l’urgenza di individuare un successore, ha avviato il suo cammino verso il Conclave.
A guidare la Chiesa in questa fase di sede vacante è il cardinale camerlengo Kevin Farrell, statunitense di origini irlandesi, al quale spetta il compito di sovrintendere al governo ordinario e di fissare le date dei prossimi appuntamenti. Secondo fonti vaticane, i funerali del Papa emerito si svolgeranno entro sette giorni dalla sua morte, mentre il Conclave verrà convocato tra i 15 e i 20 giorni successivi. Nel frattempo, si terranno le congregazioni generali, incontri preparatori cruciali nei quali si definiscono i profili dei possibili candidati alla guida della Chiesa.
Ma è nelle stanze più riservate del Vaticano, o poco fuori dalle Mura Leonine, che si gioca davvero la partita per la successione. In un palazzo sorvegliato 24 ore su 24, dove risiedono alcuni dei cardinali più influenti, tra cui l’italiano Gianfranco Ravasi, si moltiplicano i contatti e le consultazioni informali. Ed è proprio su proposta di Ravasi che prende quota il nome di Roberto Repole, arcivescovo di Torino, considerato da molti un possibile punto d’incontro tra le anime progressista e conservatrice del Sacro Collegio.
Il Conclave si preannuncia infatti come uno scontro – o forse un dialogo – tra due visioni diverse di Chiesa. Da una parte i progressisti, più numerosi ma divisi su nomi e strategie; dall’altra i tradizionalisti, più coesi ma privi, al momento, dei numeri per imporre una candidatura. In questo scenario frammentato, cresce l’ipotesi di una figura di mediazione, magari italiana. Oltre a Repole, tra i papabili si fanno i nomi del cardinale di Bologna Matteo Maria Zuppi e del Segretario di Stato Pietro Parolin.
Non mancano suggestioni più audaci, come l’elezione di un pontefice non cardinale ma dalla fama di santità condivisa. E, sullo sfondo, il timore che la scelta possa essere influenzata da dinamiche geopolitiche esterne: la Chiesa, secondo fonti diplomatiche, intende preservare la propria autonomia da pressioni provenienti da potenze come Stati Uniti, Russia o Cina.
Proprio il rischio di un Papa “imposto” potrebbe spingere i cardinali verso una figura di equilibrio, autorevole ma capace di unire, più pastore che politico. Come Karol Wojtyla, ricordato oggi non solo per la sua fede incrollabile, ma per la sua capacità di parlare ai popoli e attraversare i confini del potere.
Il Conclave, dunque, non sarà solo un’elezione. Sarà una scelta di visione e di coraggio per una Chiesa che, dopo Francesco, è chiamata a rinnovarsi senza perdere la sua anima.