
L’Italia eccelle nell’export, ma la produttività resta il nodo critico. Il rapporto 2025 di Confindustria
La manifattura italiana conferma il suo ruolo centrale nell’economia nazionale, rappresentando da sempre il fiore all’occhiello del Paese e continuando a sostenere crescita e innovazione. Lo evidenzia il Rapporto Industria 2025 del Centro Studi Confindustria, che offre una panoramica aggiornata e comparabile delle trasformazioni dell’ultimo decennio, in un contesto segnato da shock economici, sanitari e geopolitici. Al centro dell’analisi vi è la competitività: il rapporto passa in rassegna punti di forza e criticità del sistema produttivo, da cui dipendono le prospettive di crescita italiane.
Un settore unico in Europa
L’industria italiana si distingue per la diversificazione e la propensione agli investimenti, superiore a quella di altre grandi economie europee. Il rafforzamento patrimoniale delle imprese ha permesso all’Italia di raggiungere la capitalizzazione media di Germania e Francia, aumentando potenzialmente capacità d’investimento, resilienza e competitività.
La forte apertura ai mercati esteri è un tratto distintivo: quasi metà della produzione industriale è destinata all’export. Negli ultimi dieci anni, l’Italia ha registrato una crescita superiore a quella dei principali competitor, guadagnando quote sui mercati internazionali e generando un surplus commerciale determinante. Particolarmente evidente il successo nei settori ad alta intensità innovativa, come la farmaceutica.
Produttività: il nodo irrisolto
Nonostante i punti di forza, la produttività rimane una criticità storica. La debole crescita è legata principalmente alla struttura dimensionale: prevalgono micro e piccole imprese, mentre le aziende medio-grandi risultano spesso più efficienti delle omologhe europee. La crescita del capitale fisico è limitata e gli investimenti in beni immateriali, sebbene in aumento, restano inferiori rispetto ai competitor.
Dal 2015 si osservano segnali di convergenza, trainati dalle imprese innovative “alla frontiera”, dalla riduzione delle micro imprese e dal rafforzamento patrimoniale delle grandi aziende. Tuttavia, crisi recenti e limitata mobilità di capitale e lavoro verso settori ad alto valore aggiunto hanno rallentato il progresso, mantenendo la specializzazione italiana concentrata su comparti a media e bassa intensità tecnologica.
Contributo economico e prospettive
La manifattura pesa per circa il 15% del PIL, oltre il 60% della produzione complessiva e quasi il 35% degli investimenti totali. Inoltre, sostiene la metà della spesa nazionale in ricerca e sviluppo e oltre il 95% delle esportazioni italiane. A livello globale, l’Italia è ottava manifattura al mondo e seconda in Europa, con un modello produttivo diversificato e integrato in filiere complesse.
Il rapporto evidenzia alcune priorità strategiche: supportare l’innovazione, diffondere le migliori pratiche gestionali e tecnologiche, favorire la crescita dimensionale delle imprese e aumentare la convergenza di capitale e lavoro verso settori con maggiore potenziale. Tra gli ostacoli più ricorrenti, il costo dell’energia, indicato dal 92% delle associazioni di categoria, mentre digitalizzazione, sostenibilità e competenze tecniche restano leve chiave per mantenere competitività e crescita.
Fr.Se.