Il pronto soccorso di Chivasso è al collasso. Il sindacato degli infermieri: “Esposto in Procura”

30/12/2016

Centinaia di persone stipate in una sala d’attesa di pochi metri quadri, un pronto soccorso che seppure raddoppiato è pieno da scoppiare, con pazienti su barelle parcheggiate nei corridoi, personale medico e infermieristico insufficiente: benvenuti al Dea (Dipartimento di Emergenza e Accettazione) dell’ospedale di Chivasso. Una struttura sanitaria che si trova al limite del collasso nel contesto di una situazione che doveva essere transitoria ma che ormai è divenuta cronica. Eppure la realizzazione del terzo lotto dell’ospedale di Chivasso dovrebbe essere inaugurato nella prossima primavera. avrebbe dovuto essere la panacea per tutti i mali.  Nuovi posti letto, una nuova sala d’attesa per il pronto soccorso, strutture sanitarie all’avanguardia.

E’ da anni che si attende l’entrata in funzione della nuova ala che avrebbe dovuto decongestionare l’ospedale ed è da anni che l’emergenza quotidiana si è trasformata in un vero e proprio incubo quotidiano sia per il personale sanitario che per gli utenti, costretti a fare i conti con una situazione al limite della decenza. Non per nulla il Nursind (il sindacato degli infermieri) ha pubblicamente denunciato una situazione che è divenuta insostenibile. E, dopo aver preso visione della segnalazione del 28 dicembre scorso nella quale i medici di guardia del Dea dell’ospedale di Chivasso invitavano il 118 ad inviare eventuali urgenze presso altri presidi per almeno 24 ore, il sindacato ha immediatamente scritto all’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta, preannunciando un esposto alla Procura della Repubblica. Spiega ancora il Nursind: “La situazione a Chivasso, come negli altri Dea di tutti gli ospedali torinesi, è al collasso. Sono allarmanti le lettere che le aziende inviano alla centrale operativa del 118. Se non ci sono posti letto nei reparti per far fronte alla richiesta, come affermano le stesse aziende, i pazienti sono costretti a sostare in Dea occupando tutti gli spazi disponibili oltre a non beneficiare di un luogo idoneo alle cure. Se le barelle finiscono, poiché intasate da pazienti in attesa di ricovero, le ambulanze sono costrette a fermarsi – afferma ancora il Nursind -. Se le ambulanze si fermano non possono essere operative. Tutto ciò non più tollerabile”.

Una situazione che, a giudizio di Francesco Coppolella, coordinatore regionale del Nursind, è figlia della riorganizzazione ospedaliera in Piemonte. “Sono stati ridotti i posti letto ed essendo i posti Cavs insufficienti e lontani, troviamo spesso barelle negli ospedali”. Giuseppe di Summa, segretario provinciale di Torino assicura che l’organizzazione sindacale monitorerà attentamente la situazione “e lo faremo affrontando tutte le criticità dei percorsi, chiamando altresì a rispondere chi ha la responsabilità a governare tali processi, Scriveremo all’assessore Antonio Saitta. Stiamo inoltre ipotizzando e valutando la possibilità di un esposto alla Procura della Repubblica per verificare la responsabilità di questa situazione che si ripete e si aggrava costantemente”.

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