10/10/2024

Sanità

Sanità, il sindacato Nursind: “Importare infermieri dall’India non è la soluzione”

Canavese

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Sanità, il sindacato Nursind: “Importare infermieri dall’India non è la soluzione”

La carenza cronica di personale infermieristico negli ospedali e nei servizi sanitari piemontesi è ormai diventata una questione critica. Di fronte a questa emergenza, l’Assessore regionale alla Sanità, Giovanni Riboldi, ha deciso di muoversi, chiedendo alle Aziende Sanitarie di comunicare al più presto il loro fabbisogno effettivo di personale, per poterlo inoltrare al Ministero della Salute a Roma. L’obiettivo? Valutare l’opzione di reclutare infermieri dall’India e da altri Paesi del Sud America per coprire le lacune attuali. Tuttavia, questa soluzione sta già sollevando diverse preoccupazioni tra le organizzazioni professionali, in particolare il sindacato degli infermieri Nursind.

“Importare infermieri non può essere la risposta ai problemi strutturali della sanità piemontese”, denuncia il Nursind in una nota ufficiale. La strategia, infatti, rischia di avere conseguenze negative sul lungo periodo, senza affrontare le vere cause che stanno spingendo sempre più giovani italiani a non considerare questa carriera, o a lasciare il sistema sanitario pubblico a favore di condizioni migliori all’estero o nel settore privato.

Una professione sempre meno attraente

Se da un lato si tenta di tamponare l’emergenza con personale straniero, dall’altro il Nursind mette in luce un problema di fondo ben più grave: la mancanza di attrattività della professione infermieristica per i giovani italiani. “Negli ultimi anni, abbiamo visto sempre più colleghi lasciare il settore pubblico, attratti da opportunità lavorative più vantaggiose in termini economici e organizzativi”, dichiara il sindacato.

Questa tendenza è confermata dai dati che saranno presentati durante l’incontro del prossimo 17 ottobre, nell’ambito dell’Osservatorio Regionale sul fabbisogno e sulle assunzioni. Secondo quanto riferisce il Nursind, nonostante le assunzioni effettuate finora, gli obiettivi aziendali e regionali rimangono al di sotto delle reali necessità, riflettendo una disponibilità economica limitata piuttosto che un’analisi accurata delle esigenze delle strutture sanitarie. “I numeri non sono incoraggianti, e questo avviene nonostante le risorse stanziate fossero già insufficienti per coprire il fabbisogno effettivo”, osserva il sindacato.

Un piano di emergenza insufficiente?

Per il Nursind, la decisione di importare personale da Paesi terzi rischia di essere solo un intervento tampone, che non risolve le cause profonde della crisi. “Invece di investire per rendere la professione infermieristica più attrattiva per i giovani italiani, si preferisce puntare su figure professionali estere, che spesso accettano condizioni meno favorevoli rispetto a quelle richieste dai colleghi italiani”, sottolinea il sindacato.

Secondo il Nursind, questa scelta potrebbe rivelarsi controproducente, lanciando un messaggio sbagliato: anziché valorizzare le risorse umane locali e potenziare il sistema sanitario pubblico, si preferisce ripiegare su soluzioni esterne. Una strategia che rischia di incentivare ulteriormente la fuga di infermieri italiani, già esausti per carichi di lavoro eccessivi e stipendi poco competitivi.

Quali soluzioni per il futuro?

Per affrontare la crisi, il Nursind chiede un cambio di rotta radicale: serve un piano strutturale che parta dal miglioramento delle condizioni lavorative e salariali, dall’incremento delle risorse per le assunzioni e dalla valorizzazione della professione. “Se non si interviene su questi aspetti, qualsiasi intervento emergenziale sarà solo un palliativo temporaneo, che non farà altro che aggravare la situazione nel medio e lungo termine”, avverte il sindacato.

“Il nostro timore – continua il Nursind – è che la figura dell’infermiere venga relegata a un ruolo secondario, quando in realtà rappresenta una componente fondamentale del sistema sanitario. Senza un intervento strutturale, la professione rischia di diventare sempre meno appetibile per i giovani e di lasciare sguarnite le strutture sanitarie proprio quando c’è più bisogno di competenze e professionalità”.

Con l’incontro del 17 ottobre alle porte, le attese per una svolta concreta sono alte. Tuttavia, il Nursind resta scettico: “Nonostante le promesse, temiamo che, ancora una volta, non ci sia la volontà di investire seriamente su una figura chiave per la salute pubblica. Serve un impegno serio e duraturo per restituire dignità e valore alla professione infermieristica, senza affidarsi a soluzioni precarie e temporanee”.

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