
Rivarolo: il dolore di Elena costretta a incontrare al di là di una vetrata il padre ospite di una Rsa

Una “parete degli abbracci”: è quella che manca all’Anffas di corso Indipendenza a Rivarolo. Ad oggi i parenti possono vedere i loro cari soltanto al di là di una vetrata, senza la possibilità di potersi abbracciare in tutta sicurezza come accade, ad esempio, nella casa di riposo di Favria. Il Covid non ha soltanto cancellato vite e cambiato stile e modo di vivere, ma ha anche spezzato legami affettivi creando non poca sofferenza a chi è sopravvissuto a questa terza ondata della pandemia di Coronavirus. E a far emergere questa cruda realtà è stato un post che Elena Giacomin ha pubblicato sui social e che racconta quali insormontabili difficoltà debba superare per vedere il padre, affetto da demenza senile, all’Anffas di Rivarolo.
“Questa pandemia mondiale ha toccato in particolar modo loro, gli anziani e lascia ben poco all’immaginazione, al dolore che provano nel non vedere e toccare i propri familiari – scrive Elena Giacomin nel post -. Ormai é da gennaio che non mi reco più in struttura a trovare mio papà… il perché? Perché mio papà, in quanto affetto da demenza senile con decadimento cognitivo grave, non capisce il motivo per il quale non entro da quella porta. Non capisce perché non può abbracciarmi o anche solo toccarmi una mano. Non capisce…non capisce, piange e si dispera. Si attacca al maniglione antipatico e urla ‘vieni qui, entra’.
Da gennaio ho preso la decisione di evitarci questa sofferenza, sperando che con l’arrivo dei vaccini, avrei potuto finalmente riabbracciarlo… Ma non é stato così. Mio papà è stato vaccinato, ma purtroppo, non tutti hanno dato l’autorizzazione a vaccinare i propri cari. Del mio papà sto perdendo momenti minuscoli di lucidità che non torneranno mai più. Forse… dico forse, perché probabilmente è rimasto poco o niente del mio papà. Sto perdendo qualcosa che solo chi é nella mia stessa situazione può capire”.
Una vicenda drammatica che strazia il cuore. Una vicenda del quale si è fatto carico anche Roberto Bonome, consigliere comunale di Rivarolo Canavese che ha lanciato la proposta di raccolta fondi che sta raccogliendo molte adesioni per realizzare anche alla “Comunità La Torre” una stanza degli abbracci: “Il distanziamento sociale non salva vite in assoluto, a volte le spezza – commenta Roberta Bonome -. Il grido di aiuto di Elena Giacomin ne è un chiaro esempio: il bisogno di abbracciare il suo papà che vive una condizione di fragilità. E come lui tante altre persone che con un abbraccio potrebbero sentirsi rivivere. L’idea della parete degli abbracci, come quella inaugurata pochi giorni fa a Favria, è quanto di meglio oggi si possa avere per alleviare questo distacco in attesa che i comitati tecnici preposti decidano cosa si possa fare”.