26/10/2016
Cronaca
Notte d’inferno al carcere di Ivrea. Tre agenti feriti e suppellettili date alle fiamme dai detenuti
Ivrea
/Un intero braccio del carcere messo a ferro e fuoco: i detenuti della casa circondariale di Ivrea hanno dato vita a un’altra notte di inferno. Drammatico il bilancio della rivolta: tre guardie penitenziarie ferite e materassi e suppellettili delle celle dati alle fiamme. E’ accaduto alle 23,30 di martedì 25 e le 5,00 di mercoledì 26 ottobre. Protagonisti alcuni detenuti che avevano espresso violente esternazioni nei confronti della direzione dell’istituto di correzione e che, per questa ragione, erano stati trasferiti nella quarta sezione.
La polizia penitenziaria è intervenuta per salvare i carcerati dalle fiamme e per sedare la rivolta: tre agenti sono stati violentemente aggrediti dai reclusi e hanno riportato contusioni varie. E’ stato soltanto dopo oltre sei ore che nella sezione la situazione è tornata alla normalità.
Anche in quest’ennesimo episodio di violenza ai danni delle guardie carcerarie l’Osapp (l’organizzazione sindacale autonoma della Polizia Penitenziaria) interviene con durezza. Il segretario generale Leo Beneduci evidenzia come sia sempre sempre più evidente l’incapacità degli enti dell’amministrazione penitenziaria, a partire dai vertici romani, di provvedere all’attuazione di una gestione oculata trasparente ed economicamente produttiva delle carceri italiane. A giudizio del segretario generale dell’Osapp, qualcosa non quadra nell’organizzazione dell’amministrazione penitenziaria nazionale. Nonostante la popolazione carceraria sia diminuita del 25% grazie al fatto che nell’ultimo triennio siano stati applicati tre decreti “svuota carceri”, di fatto si sono decuplicati i reati, i danneggiamenti, risse, aggressioni e i suicidi dei detenuti.
“Una situazione che, tra l’altro, crea un aggravio di spese ed un incremento dei rischi a carico della collettività” sostiene Leo Beneduci che, per quanto concerne la casa circondariale di Ivrea, sottolinea come sia necessario adottare provvedimenti urgenti e radicali per evitare che la situazione degeneri e per fare in modo, tra l’altro, che “le normali attività non si svolgano se non al quotidiano prezzo del danno all’incolumità personale degli agenti di polizia penitenziaria in servizio”.
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