Lodo Asa: nuovo vertice dei sindaci, ma ancora nessun accordo sulla strategia da adottare

01/03/2016

Quello relativo all’Asa si sta rivelando un nodo più difficile da sciogliere di quanto non sembrasse qualche giorno fa. Ieri sera, a Rivarolo Canavese, nella consigliare del Comune, si sono riuniti per la seconda volta i sindaci dei 52 comuni che facevano parte dell’ex consorzio Asa: gli stessi che, a giudizio dei membri del collegio arbitrale di Ivrea, dovranno ripianare il ”buco” di 37 milioni di euro più gli interessi dovuti all’azienda in liquidazione. Anche ieri sera nulla di fatto. O meglio non è stata assunta nessuna decisione sulla linea da adottare, anche perché all’appello mancavano i tre commissari delle comunità collinari in liquidazione.

Il dato è significativo perché rivela quanto sia difficile riuscire a mettere d’accordo i sindaci anche nei confronti di un disastro che potrebbe comportare gravi conseguenze ai loro amministrati. D’altro canto le strade da percorrere sono sostanzialmente due: impugnare in Appello la sentenza del collegio arbitrale o trovare un accordo transattivo con il commissario straordinario Stefano Ambrosini. Il sindaco di Rivarolo, Alberto Rostagno insiste sulla necessità di muoversi su entrambi i fronti seguendo la linea indicata dall’avvocato Paolo Scaparone di Torino che consiglia di ricorrere in Appello contro il “lodo” Asa e di iniziare a intrattenere un fattivo rapporto con Ambrosini. E poi ci sarebbe la terza via indicata dai sindaci “anziani” (suggerita da Serafino Ferrino e Giambattistino Chiono), ovvero quella di denunciare il commissario straordinario sia alla procura della Repubblica di Ivrea che alla Corte dei Conti.

Alberto Rostagno, dal canto suo non ha dubbi, anche in qualità di portavoce dell’Area Omogenea del Canavese Occidentale: per avere qualche possibilità di successo è necessario che ci sia l’unanimità sulle soluzioni da individuare. Sa bene che non è un compito facile, e l’incontro di ieri sera ne è la lampante dimostrazione, ma il tempo è tiranno ed è necessario giungere  ad una soluzione che sia il meno traumatica possibile e non solo per gli amministratori, ma quanto per i cittadini affinché non siano costretti a pagare due volte e, soprattutto non debbano fare i conti con drastici tagli dei servizi qualora i comuni siano chiamati a pagare il debito contratto con l’Asa. In ogni caso la situazione va affrontata come si suo, dire di petto, senza indecisioni che potrebbero provocare più danno che vantaggi.

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