
30/01/2016
Cronaca
Il presidente della Corte d’Appello di Torino: “In Piemonte dilagano vaste organizzazioni criminali”
Canavese
/Il Piemonte? E’ una delle regioni in cui la dinamica in cui operano e si diffondono “vaste organizzazioni criminali che coniugano caratteristiche autoctone e moderni metodi mafiosi”. Lo ha affermato questa mattina Arturo Soprano, presidente della Corte d’Appello di Torino, nel dare lettura della relazione che ha inaugurato l’anno giudiziario. A giudizio del magistrato le bande criminali “dilagano a macchia d’olio in ogni settore produttivo” dove nelle “fertili e produttive aree centrosettentrionali del Paese è emersa un’accentuata a e imprevista disponibilità del crimine organizzato e della delinquenza del Paese”.
Le affermazioni di Arturo Soprano suonano come un chiaro invito, rivolto alle istituzioni e alle forze dell’ordine a non abbassare mai la guardia nei confronti delle organizzazioni criminali che, nonostante i gravi colpi inferti dalla magistratura e dalle istituzioni, divengono sempre più potenti e capaci di adeguare la loro azione alle rapide mutazioni del tessuto sociale. Il Canavese conosce ormai più che bene il fenomeno: le operazioni “Minotauro” e “Colpo di Coda” hanno assestato duri colpi alle associazioni criminali che da anni operavano quasi indisturbate nel territorio, ma sarebbe sbagliato pensare che il fenomeno mafioso sia debellato. Lo scioglimento per infiltrazione dei consigli comunali di Rivarolo Canavese e di Leinì decretato dall’ex ministro Cancellieri, ha in qualche modo ristabilito la legalità sul territorio canavesano, ma il pericolo che si possano ripetere pericolosi intrecci tra criminalità organizzata, il sistema politico e quello imprenditoriale, è sempre presente.
Il presidente della Corte d’Appello di Torino ha evidenziato come le dinamiche con le quali le organizzazioni mafiose operano, consentono loro di adeguarsi e mimetizzarsi con inquietante abilità stringendo alleanza anche con la delinquenza comune. L’invito a vigilare non è soltanto rivolto ai soggetti istituzionali, agli imprenditori ma tutti i cittadini: vivere nella legalità è un diritto inalienabile che non può essere delegato.
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