Fase 2: la Regione Piemonte stanzia 800 milioni di euro per la ripartenza dell’economia

05/05/2020

“Tutte le misure necessarie per mettere benzina in questo Piemonte che ha bisogno di ripartire”: il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio ha sintetizzato così i contenuti del disegno di legge “RipartiPiemonte”, che mette in campo oltre 800 milioni di euro per favorire la ripresa dell’economia e della società con stanziamenti, moltissime a fondo perduto, per aziende, famiglie e lavoratori. “Un piano di cui siamo orgogliosi – ha sottolineato – perché mette soldi nuovi, non spreca quelli già in bilancio e usa al meglio tutte le risorse”.
Due le colonne portanti del corposo provvedimento, composto da più di 60 articoli: la copertura finanziaria di ogni azione e la semplificazione amministrativa. Essenziale per ottenere i risultati attesi è lo snellimento dei tempi.

“Tutte le misure previste – ha affermato Cirio – sono già state attivate o sono in via di assegnazione con bonus o bandi previsti fra maggio e giugno. Per noi infatti contano molto i tempi, sui quali ci giochiamo la sopravvivenza delle nostre imprese e di tutto il sistema Piemonte. Il cronoprogramma prevede l’approvazione definitiva in Consiglio regionale entro metà maggio e lavoreremo tutti i giorni, domeniche comprese, per questo obiettivo”.
Per ottenere questo risultato il disegno di legge sarà subito trasmesso al Consiglio regionale, che costituirà dei gruppi di lavoro per l’analisi delle varie sezioni. C’è la disponibilità, man mano che ne verranno approvate singole misure, a stralciarle per iniziare subito ad erogarle. Per esempio gli 88 milioni del Bonus Piemonte, che non appena avuto il via libera del Consiglio saranno accreditati sui conti correnti dei beneficiari.

Il riparto dei fondi

Gli oltre 800 milioni di “RipartiPiemonte” sono così suddivisi: 437 milioni sono fondi propri della Regione, di cui circa 171 totalmente nuovi, che saranno utilizzati senza indebitare l’ente e senza mettere nuove imposte; 354 derivano dalla rimodulazione dei fondi europei; 18 milioni sono la quota statale del fondo sanitario. “Abbiamo agito – ha spiegato Cirio – su alcuni elementi resi possibili dalla nuova normativa, per esempio rinegoziando qualche mutuo, e soprattutto usando i 100 milioni messi da parte per riacquistare dei derivati a tassi più agevolati. Oltre a questo abbiamo recuperato circa 50 milioni che erano da parte per i cofinanziamenti dei fondi europei. Il resto sono fondi che già presenti in bilancio. Le risorse dell’Europa sono state rimodulate spostando alcune poste o modificando i bandi in modo da adeguarli alle esigenze della ripartenza”.

Il testo prevede 45 milioni per le famiglie e i giovani, 180,7 milioni per le imprese e i lavoratori autonomi, 78,7 milioni per il commercio, 62,6 per l’artigianato, 68 per l’edilizia, 55 per la sanità, 40,2 per l’agricoltura, 11 per la Cultura, 34,1 per il turismo, 7,5 per lo sport, 8,7 per la montagna, 23,6 per la cooperazione, 2 per i disabili. E ancora 30,3 milioni andranno a ricerca e innovazione, 3,2 alla digitalizzazione, 101,6 alla formazione, mentre 10 finanzieranno le riduzioni fiscali già approvate, per esempio sul bollo auto e l’Irap e 55 consentiranno l’integrazione salariale di 1000 euro per gli operatori sanitari, Ci sarà anche una seconda puntata del BonusPiemonte, riservato ai settori esclusi dalla prima parte.

La semplificazione

Il presidente Cirio ha in conclusione voluto mettere in evidenza che “oltre alle coperture finanziarie c’è tutta una parte che riguarda la semplificazione normativa. Se affrontiamo la guerra con le regole del periodo di pace ci troviamo in difficoltà, per questo dovremo cambiarne alcune. A partire dal campo dell’edilizia, senza la quale non riparte niente, ma sempre stando attenti a non abbassare la guardia sul fronte dell’antimafia, per scongiurare ogni possibile infiltrazione della criminalità organizzata”.

A mettere l’accento su questa parte del disegno di legge l’assessore alla Semplificazione, Maurizio Marrone: “In questi tempi di difficoltà finanziaria per tutti gli enti pubblici, la sburocratizzazione può essere la giusta leva per la ripartenza, perché il mondo produttivo chiede libertà per rialzarsi. Cominceremo a liberare i comparti dell’edilizia, del commercio e della ristorazione da cavilli e zavorre e prevediamo la moratoria alle aperture di nuovi centri commerciali, vittoria storica per gli ambulanti e per i piccoli negozi danneggiati dal blocco che ha lasciato strada alla grande distribuzione. Lo stop ai Durc consentirà di lavorare e ricevere pagamenti a tante imprese a rischio liquidità”.

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