
Castellamonte: odissea al “Pit Stop” per i tamponi. La testimonianza dell’ex sindaco Gabriele Francisca

Per trasformarsi da Città della Ceramica a Città del Drive In sono bastati pochi giorni. Giusto il tempo di dare al Coronavirus di rialzare subdolamente la testa e dare vita a una seconda ondata epidemiologica che sembra più virulenta della prima. In un post pubblicato sul suo profilo social, l’ex sindaco di Valperga Gabriele Francisca racconta la sua odissea sanitaria al “pit Stop” per i tamponi di Castellamonte.
“Ore 6.00 del 29 ottobre.Il parcheggio dell’ospedale è saturo. Per guadagnare il primo posto sono arrivato alle 4.30 esagerando anche un po’ perché le prime auto sono entrate verso le 5,00. In un’ora full, intorno alle 6,00 il primo ad arrivare per mettere ordine ai parcheggi e alle varie corsie è il sindaco Pasquale Mazza, e in seguito verso le 7,00 arrivano i volontari della Protezione Civile.
I tamponi vengono effettuati a partire dalle 9.30 e finiscono nel pomeriggio: a disposizione dei sanitari ce ne sono solo 200 al giorno per l’Alto Canavese e l’Eporediese. Forse aprono un altro punto ad Ivrea, direi indispensabile. Ovviamente non c’è nessuna organizzazione digitale di prenotazioni: per gli esiti occorrono, se tutto va bene, almeno 48 ore.
Alla fine del primo doloroso lock down pensavo che avremmo avuto modo e tempo di prepararci alla seconda ondata autunnale, mi sbagliavo, avevo riposto fiducia nei molti dirigenti lautamente pagati nelle Ssl. L’App Immuni non funziona anche per colpa di chi non lo ha scaricato ma nell’era digitale tutto ciò è assurdo. Detto questo un po’ di coda e un po’ di freddo sono sopportabili, ma se la stessa organizzazione logistica vige negli ospedali dobbiamo cominciare a preoccuparci. Non è un paese da primo mondo questo, ma qualcosa di diverso”.