27/12/2021

Cronaca

Canavese, la più bella storia di Natale: quella di Maria Grosso che ha appena compiuto 100 anni

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Storie di Natale. Sempre magiche. Ma che lo sono ancora di più quando sono riferite a vicende reali, dove protagonisti sono esseri umani che con un grande e silenzioso lavoro, la loro umiltà e dignità, sono state d’esempio per quanti le conoscono. È il caso di Maria Grosso che ha appena compiuto cento anni. Una donna che ha vissuto un’esistenza degna di essere raccontata in un libro, intessuta di sacrifici, di caparbietà e coraggio nell’affrontare le difficoltà quotidiane. Maria Grosso è nata a Torino il 22 dicembre del 1921.

All’età di due anni i suoi genitori da Torino si sono trasferiti a Forno canavese per gestire la Società di frazione Vignetti (attuale bar ristorante Vignetti). Maria gestiva la società con una dipendente mentre il marito lavorava in una piccola officina. A Forno Canavese sono nati due fratelli Giacomo nel 1925 e Michele nel 1929 (deceduti). Negli anni successivi il padre è andato a lavorare a Favria nelle officine “Bersano e Data” e, poiché per andare e tornare dal lavoro doveva prendere la “corriera” e perdeva molto tempo ha trovato una casa da affittare nel Ricetto di Oglianico (era l’anno 1936).

Nel 1938 è nato il terzo fratello Romano, unico ancora in vita. A Oglianico dopo aver fatto un po’ di apprendistato da una sarta, questa donna dalla forza incrollabile è andata a lavorare in una filanda e, quando lo stabilimento ha cessato l’attività, è andata a lavorare nella segheria Coha di Oglianico poiché lì assumevano donne per fare casse e cassoni per i componenti della Fiat e lì ha conosciuto il marito Antonio (deceduto nel 2009). Terminato l’incubo della guerra Maria e Antonio si sono sposati il 9 settembre del 1945 e, nonostante l’inesorabile trascorrere del tempo, Maria ricorda ancora che quel giorno pioveva tanto e faceva molto freddo. Lei e il marito oltre a lavorare in segheria allevavano mucche, conigli e galline.

Il marito coltivava i campi e la vigna mentre lei accudiva l’orto e la casa e lavoravano anche sabato e domenica. Nel 1947 la ditta in cui lavorava lasciò a casa tutte le donne a causa della scarsità di lavoro. Nel 1949 è nato il figlio Leonardo, poi nel 1951 la figlia Natalina e nel 1960 Marcella. Ricorda il figlio Leonardo: “Rimasta a casa dal lavoro oltre ad accudire le mucche e l’orto confezionava per noi animali di pezza con le stoffe e, sempre con le stoffe che comprava al mercato di Rivarolo creava i cappottini per l’inverno. Ha 5 nipoti e 6 pronipoti. Da alcuni anni ha una badante che l’aiuta e le fa compagnia e ricorda ancora tutto e, dice che, nonostante abbia passato periodi difficili, è sempre stata in salute”. E ringrazia Dio per quello che ha avuto.

 

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