
Brandizzo, Decathlon chiude. 125 dipendenti a rischio. Pentenero e Avetta polemici con la Regione

La recente chiusura del polo logistico di Decathlon a Brandizzo ha sollevato nuove preoccupazioni sullo stato dell’industria in Piemonte, evidenziando una discrepanza tra la percezione di prosperità promossa dalle figure politiche e la realtà vissuta dai lavoratori. Le dichiarazioni di Gianna Pentenero e Alberto Avetta mettono in luce la crescente preoccupazione per la perdita di 125 posti di lavoro, un sintomo di una problematica più ampia che affligge il Canavese e il Chivassese, aree già provate da un lungo processo di deindustrializzazione. Il 2023 è stato un anno particolarmente difficile per il settore industriale torinese, con numerose aziende, tra cui Acciaierie Italia, Lear, e Te Connectivity, che hanno affrontato crisi significative, mettendo a rischio l’occupazione di oltre tremila lavoratori.
A giudizio dei due esponenti politici del Pd, la narrazione di un Piemonte florido, descritta con entusiasmo da Cirio e Chiorino, si scontra con la realtà descritta dai sindacati: una storia di aziende multinazionali che, paragonate ad astronavi, atterrano per poi ripartire, lasciando dietro di sé incertezza e mancanza di responsabilità sociale. “Questa situazione ha portato alla luce le difficoltà di coloro che sono impiegati con contratti precari e salari che non superano i mille euro mensili, una condizione lavorativa che si allontana notevolmente dall’immagine di benessere spesso dipinta dalle autorità”.
Pentenero e Avetta hanno espresso la speranza che i cittadini piemontesi possano riconoscere questa discrepanza tra la retorica ottimistica e la realtà tangibile, soprattutto in vista delle prossime elezioni. “La vicenda di Decathlon non è solo una questione locale concludono – ma simboleggia una sfida più grande che riguarda l’intera regione: trovare un equilibrio tra attrarre investimenti esterni e garantire la stabilità e il benessere dei lavoratori piemontesi. La risposta delle urne potrebbe rivelare quanto i piemontesi siano disposti a tollerare questa dicotomia tra favole e realtà”.