02/05/2024

Economia

Primo Maggio, messaggio dell’arcivescovo Repole: “Non sacrificare la vita delle persone per il profitto”

Torino

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In un accorato messaggio diffuso in occasione del Primo Maggio, monsignor Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, ha sollevato una questione cruciale che tocca le fondamenta della società lavorativa e dell’etica imprenditoriale. Nel suo appello, monsignor Repole ha esortato a non sacrificare la vita delle persone sull’altare del profitto, soprattutto in un periodo in cui il mercato globale presenta sfide senza precedenti per gli imprenditori e per le comunità colpite dalla chiusura delle fabbriche nell’area torinese.

Il messaggio di monsignor Repole si concentra sulla difficile situazione degli operai e degli impiegati che perdono il lavoro in aziende ancora redditizie, che, perseguitando una logica di profitto esasperato, decidono di tagliare i posti di lavoro o di delocalizzare la produzione. Questa dinamica, secondo l’arcivescovo, è sintomatica di un mercato internazionale spesso guidato da valutazioni borsistiche e dall’ambizione di premiare eccessivamente i top manager, a discapito della stabilità lavorativa e del benessere dei lavoratori.

Monsignor Repole ha poi delineato i limiti morali dell’accumulo di ricchezza, sottolineando che, sebbene la delocalizzazione possa essere una scelta comprensibile per la sopravvivenza di un’azienda, diventa moralmente inaccettabile quando è motivata unicamente dalla volontà di moltiplicare i profitti. L’arcivescovo ha evidenziato che esistono confini etici che non dovrebbero essere superati, e che la vita delle persone non dovrebbe mai essere sacrificata per il guadagno economico.

Queste parole risuonano con particolare forza nella giornata dedicata al lavoro e al patrono dei lavoratori, San Giuseppe, e pongono l’accento su una riflessione più ampia riguardante il ruolo sociale e la responsabilità delle imprese nel contesto economico attuale.

Il messaggio di monsignor Repole invita a una presa di coscienza collettiva e a una riconsiderazione delle priorità imprenditoriali, affinché la dignità umana e il diritto al lavoro siano sempre posti al centro delle decisioni aziendali.

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