29/12/2022

Sanità

Poco personale e pronto soccorso sovraffollati. Il Nursind: “Emergenza sanitaria. Non è normale”

Canavese

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“Serve un piano di emergenza nazionale per salvare la nostra sanità che sta cadendo a pezzi. Lo dicono i fatti. Le gravi criticità dei pronto soccorso piemontesi ne sono solo la testimonianza. Preoccupa che ci si giri dall’altra parte facendo finta di non vedere ciò che si consuma tutti i giorni nei nostri ospedali. Il paradosso di una sanità che offre eccellenze da una parte e dall’altra la sofferenza, i rischi e le complicanze, non privi di gravi conseguenze che sono costretti a vivere i cittadini sulla propria pelle e coloro che devono assisterli tra mille difficoltà.
Politica e manager che cercano di sminuire il problema o che lo classificano come temporaneo, legato una volta al Covid, un’altra volta all’influenza o al freddo ne sono responsabili più di tutti”.

Francesco Coppolella, segretario regionale del Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, interviene ancora una volta, l’ennesima per la verità, sulla carenza del personale sanitario negli ospedali e sul sovraffollamento dei pronto soccorso canavesani e, più in generali, piemontesi.

“Sentir dire e leggere da chi dirige una delle aziende ospedaliere più importanti di Italia ‘non è una novità’ è sconfortante, come se in questi anni avesse vissuto su Marte e non si sia reso conto di cosa sia successo e di come la storia sia cambiata – prosegue il funzionario sindacale -. Non è normale che si debba stare piu giorni in barella per un posto letto ed essere parcheggiati nei corridoi senza la possibilità di garantire i bisogni di base, non è normale che non ci siano più punti ossigeno o punti monitor, non è normale che non si possa garantire l’osservazione e il monitoraggio di questi pazienti. Non è normale dover correre per tutto in ospedale perché a casa non si hanno punti di riferimento. La gente muore anche cosi”.

A giudizio di Francesco Coppolella la carenza di medici urgentisti è di certo un problema, ma non è l’unico e non è certo la soluzione che necessita invece di un piano strategico che non esiste.
“Non abbiamo bisogno di misure tampone. Per usare una metafora, non è mettendo più steward all’ingresso di uno stadio con capienza a 10.000 persone che risolvo il problema, facendone entrare 40.000 più velocemente. E’ evidente che non sono attrezzato per gestirli e i rischi diventano complicanze. Come è evidente che molti in quello stadio non dovrebbero proprio presentarsi ma purtroppo non hanno alternative”.

Il Nursind ribadisce ancora una volta la carenza della medicina e dell’ assistenza territoriale che determina il grande afflusso verso gli ospedali: la mancanza di posti letto e personale infermieristico, poichè dopo che i pazienti vengono visitati occorre personale che li assista in condizioni dignitose e soprattutto sicure che, per il Nursind, oggi non ci sono.

“Mancano all’appello gli infermieri che dovevano essere assunti per l’assistenza territoriale, lo abbiamo detto più volte e strutture aperte h 24, ci dicano poi cosa vogliono fare con le case della salute dove all’interno dovrebbe essere garantita la presenza dei medici di medicina generale, oltre che quella infermieristica. Mancano posti letto e personale addetto all’assistenza che li gestisca – conclude il segretario regionale del Nursind -. Anche loro nei reparti di degenza non se la passano tanto bene perché quello che prima della pandemia non era considerato normale, oggi lo è diventato purtroppo. Qualcuno forse non si è accorto che ci è stato un terremoto e crede che continuare a vivere nelle tende o nei pre-fabbricati sia la normalità ma la gente si ammala e muore e gli operatori sanitari scappano”.

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