31/08/2021
Cronaca
Leinì: lancio di 50 chili di riso a un matrimonio. Il parroco: “Sposi, portatevi un’impresa di pulizia”
Basta con il lancio del riso sul sagrato della chiesta al termine della celebrazione dei matrimoni. In special modo dopo l’ultima funzione dove i partecipanti hanno usato ben 50 chilogrammi di riso. Succede a Leinì. Dopo l’ultimo matrimonio officiato dal sacerdote (parroco di Leinì e Mappano) nella chiesa leinicese, questi si è messo davanti al computer e ha scritto sui social un post al vetriolo: “È inutile nasconderci dietro a un dito o all’essere ipocriti. Ma i matrimoni in chiesa ormai di cristiano hanno ben poco. A cominciare dalle feste di addio al celibato e nubilato, con tanto di spogliarellista, sia per lei che per lui, sia chiaro, per par condicio, al lasciare la piazza della chiesa, dopo i festeggiamenti, in uno stato pietoso”.
Parole dure e pesanti come macigni che stanno a dimostrare come per il parroco don Pierantonio Garbiglia la misura sia ormai colma. L’ultimo matrimonio, peraltro si è svolto al limite del folclore più estremo con lo sposo che è giunto davanti alla chiesa a bordo di un carro allegorico e da due motrici di camion a mo’ di scorta a scorta della Rolls Royce sulla quale viaggiava la sposa.
“A volte mi chiedo se Leini sia vicino a Reggio Calabria o vicino a Courmayeur. No. Leini è a Leini”, scrive il parroco in un secondo post Facebook, dopo le polemiche sul primo. Ed è su questo post che il web si è diviso, in maniera così virulenta giudicando le affermazioni del sacerdote “inopportune” e discriminatorie” che don Pierantonio Garbiglia, dopo averlo cancellato ha dichiarato che le sue parole non volevano essere discriminatorie e si è scusato per aver pubblicato il post.
Ma in ogni caso il concetto di fondo rimane: “Quello che fa più male è essere trattati come schiavi. Essere servi è evangelico. Essere schiavi, no! Trattare da schiavi gli altri è quando qualcuno fa il padrone nella vita di altri o a casa di altri, anche nella casa e piazza della comunità e poi se ne va, quando in nome di “questa è l’offerta per la chiesa” ci si permette di lasciare degli spazi e ambienti, confronto i quali le stalle dei contadini arrossiscono. Lo so. È uno sfogo. È una partita persa e io passerò di nuovo come il “rompi”, come da otto anni, molti mi ritengono qui a Leinì. Non importa. Se non si parla, non si educa. È umiliante anche per i volontari, che appunto, sono volontari e non schiavi.
E d’ora in poi ‘Vuoi sposarti a Leinì? o a Mappano? Bene. Procuratevi un’impresa di pulizia che dopo il matrimonio pulisca chiesa e piazzale’”.
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