08/02/2021

Sanità

Piemonte, nelle Rsa quasi 8mila posti letto vacanti. E il sistema delle case di riposo rischia il collasso

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“Finalmente la verità è venuta a galla: nelle 516 Rsa del Piemonte, su 29.964 posti letto autorizzati, al primo febbraio c’erano 7.904 posti vuoti”. Ad affermarlo è la consigliera regionale del Partito Democratico e vicesegretaria del Ps Piemonte. L’esponente politico parla di dati crudi e drammatici e i numeri in effetti sono impressionanti. Ed è tutto contenuto nei files di Excel inviati all’Osservatorio delle Rsa e che la Giunta regionale non avrebbe ritenuto opportuno, stando a quando dichiara Monica Canalis, di condividerlo con le altre forze politiche.

“Si tratta di un fatto gravissimo, che mette in luce la colpevole reticenza della Giunta Cirio, al limite dell’omertà, e rende evidente che le Rsa sono sull’orlo del collasso – spiega la consigliera regionale -. Da mesi ripetiamo che senza nuovi inserimenti le strutture saranno costrette a chiudere. I ristori approvati il 20 gennaio dalla maggioranza sono, infatti, un debole palliativo se le strutture non riprendono a lavorare a pieno regime. Perché le Asl piemontesi non stanno attivando nuovi inserimenti in convenzione?”

E ancora: “Perché l’assessore Icardi continua a non pubblicare i dati sui convenzionamenti effettuati nel 2020? I 19,5 milioni di euro approvati come ristoro sull’esercizio 2020, sono ben poca cosa rispetto agli effettivi risparmi. I mancati inserimenti, in convenzione e non, sono un grave danno per le decine di migliaia di famiglie piemontesi in lista d’attesa (sono più di 30.000) e la Giunta Cirio non può utilizzare l’ingente risparmio del 2020 per finalità diverse dall’abbattimento delle liste d’attesa o dalla messa in sicurezza delle strutture che devono accogliere gli anziani, soprattutto in una Regione con un quarto della popolazione sopra i 65 anni”.
A giudizio di Monica Canalis, in questo modo, non vengono alleviate le fatiche delle famiglie e non sono rispettate le norme che regolano la materia.

“È inaccettabile che la Regione risparmi sulle persone più fragili e non soccorra sufficientemente il sistema di cura – conclude -. Basta reticenza: i dati ci sono e devono essere resi pubblici”.

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