10/07/2018
Cronaca
Cuorgnè: l’azienda lo aveva licenziato perchè affetto dal morbo di Parkinson, ma il giudice lo reintegra
Cuorgnè
/Il cuorgnatese Franco Minutiello, 60 anni, non può essere licenziato perchè affetto dal morbo di Parkinson: piuttosto si sarebbe dovuto cercare di affidargli un’altra mansione compatibile con il suo stato di salute. E’ in sostanza con questa motivazione che venerdì scorso, Matteo Buffoni, giudice del Lavoro al tribunale di Ivrea ha decretato “illegittimo” il licenziamento del lavoratore disponendone il reintegro presso la Teknoservice di Piossasco che ha in gestione la raccolta rifiuti dell’Alto Canavese. In più l’azienda dovrà riconoscere al dipendente licenziato le retribuzioni non percepite dal mese di aprile del 2017. Franco Minutiello era stato licenziato dall’azienda il 16 marzo dello scorso anno e la sua vicenda aveva commosso non soltanto il Canavese, ma l’Italia intera.
Appena dopo il licenziamento l’uomo si appellato all’azienda per riavere il lavoro, ma senza risultato. Da lì la decisione di affidarsi totalmente all’avvocato Silvia Ingegneri. In estrema sintesi secondo il giudice, l’azienda deve essere disponibile a modificare l’organizzazione produttiva in modo da assicurare il diritto dei portatori di handicap di poter lavorare. Quindi la decisione di licenziare Franco Minutiello perchè inabile al lavoro non ha alcun valore giuridico anche in virtù di una direttiva europea che impone ai datori di lavoro di assicurare pari dignità ai diversamente abili.
Franco Minutiello ha vissuto un anno d’inferno: e non soltanto per la malattia ma anche per la mancanza di uno stipendio che lo ha costretto quasi alla fame. L’uomo adesso, non vede l’ora di tornare a lavorare alla Teknoservice: non soltanto perchè quel lavoro gli consentirà di vivere dignitosamente e di curarsi ma soprattutto perchè tornerà a sentirsi di nuovo utile. In definitiva anche se modificare in parte l’organizzazione produttiva comporta per lo stesso imprenditore un apprezzabile sacrificio, la modifica apportata non dovrà però tradursi in un accorgimento sproporzionato o eccessivo.
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