12/01/2018
Cronaca
Ivrea: in un rapporto Coldiretti la fotografia del radicamento mafioso nella filiera agroalimentare
Le organizzazioni criminali mafiose? Si insinuano dappertutto: nell’edilizia, negli affari, nella politica, nello smaltimento illecito dei rifiuti e persino nel settore agro-alimentare: quel che già si sapeva è stato evidenziato nella serata di giovedì 11 gennaio a Ivrea nel corso di un incontro promosso alle Officine H dalla Fondazione dello Storico Carnevale di Ivrea, l’Associazione Aranceri, Il Comune di Ivrea, la Fondazione Benvenuti in Italia e Libera Piemonte, ossia tutti i firmatari del protocollo “Arance Frigie”.
Alla serata, nel corso della quale è stato ufficialmente presentato il rapporto annuale elaborato dalla Coldiretti sulle Agromafie, hanno preso parte anche Giancarlo Caselli ex procuratore capo di Palermo e di Torino, oggi presidente dell’Osservatorio sulle Agromafie istituito dalla Coldiretti e il deputato Davide Mattiello e membro della commissione Antimafia della Camera.
Nel rapporto è stato evidenziato come il sistema mafiosi si sia radicato nel sistema alimentare, inserendosi come una piovra nella produzione, distribuzione e vendita dei prodotti che quotidianamente finiscono sule tavole degli italiani.
Il volume di affari stimato dimostra come le mafie siano in grado di ricavare enormi profitti nei settori produttivi nazionali e internazionali. Un dato su tutti: ammonta a circa 22 miliardi di euro il volume di affari relativo al 2016. E non è tutto; rispetto al 2015 l’incremento è pari al 30%.
Al termine della serata caratterizzata dalla presenza di un foltissimo pubblico si è anche parlato del protocollo delle “Arance Frigie” che promuove in concreto, attraverso l’acquisto certificato delle migliaia di tonnellate di arance usate nel corso della battaglia delle arance, la cultura della legalità e la lotta al caporalato, che è una delle piaghe endemiche delle regioni del Sud Italia.
Dov'è successo?
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