L’Uncem: “Le società autostradali versino una percentuale degli incassi ai comuni montani”

13/08/2017

Sopperire ai minori stanziamenti da parte dello Stato e delle regioni con le percentuali sulle tariffe dei pedaggi riscossi dalle società che gestiscono la rete autostradale piemontese e canavesana, potrebbe benissimo essere una soluzione per garantire il rilancio delle Terre Alte. E’ la proposta lanciata dall’Uncem Piemonte che mira a garantire un adeguato supporto economico alle località montane escluse dai finanziamenti per lo sviluppo.

Un sorta di compensazione “dovuta”, spiegano all’Uncem che ha intenzione di organizzare un’iniziativa su questo rema proprio a Quincinetto il prossimo 15 settembre. Il Canavese è interessato dal tronco autostradale della A5 Torino-Aosta.

“Nella versione finale dello sblocca Italia, all’articolo 3 che prorogava le concessioni autostradali era passato un mio emendamento che stabiliva che una percentuale dei proventi aggiuntivi dalle stesse concessioni andasse a finanziare il fondo Montagna previsto dalla legge 97/94. Poi le proroghe sono saltate, ma il modello ha già un precedente legislativo”.

A parlare è l’onorevole Enrico Borghi, presidente nazionale dell’Uncem, sui temi del ruolo dei territori dove sono presenti gli assi autostradali e sulla necessità di prevedere una compartecipazione degli Enti locali agli utili dei Concessionari.

“Il tema è decisivo – spiega Borghi – e va posto con massima determinazione. Le basi legislative vanno riprese e la politica deve fare la sua parte. Il Piemonte può aprire un percorso importante a valere per tutto il Paese. Massimo impegno da parte mia per garantire ai territori una percentuale delle tariffe dei pedaggi, così a garantire risorse per lo sviluppo locale secondo le regole della Strategia Aree interne, la prima legge italiana sulla green economy”. Le compensazioni in denaro destinate ai comuni montani non devono essere una “stampella” economica “una tantum”, ma devono avere uno scopo concreto e ben preciso: rilanciare l’economia delle Terre Alte sulle quali le istituzioni non investono più.

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