09/03/2017
Politica
Rivarolo, Bertot organizza un dibattito sul commissariamento e pensa alle prossime “politiche”
Rivarolo Canavese
/Gli obiettivi che l’ex sindaco di Rivarolo Canavese Fabrizio Bertot si è posto sono sostanzialmente due: che le nuove norme riguardanti lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazione mafiosa portino in qualche il modo il nome di Rivarolo e quello di tornare sulla scena politica. Non quella rivarolese, chiarisce, ma su quella nazionale ed europea. La parentesi amministrativa si è ormai conclusa nella tarda primavera del 2012: in modo drammatico, con lo scioglimento del consiglio comunale per presunte infiltrazioni mafiose. Uno scioglimento che ancora una volta l’imprenditore prestato alla politica definisce “ingiusto e immotivato”.
QUANDO “LA BUROCRAZIA FERISCE”
Sabato 11 marzo presso la sala Lux di Rivarolo, alle ore 17,00 avrà luogo il convegno che vedrà come protagonista l’ex primo cittadino, il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, il deputato Stefano Esposito (Pd), membro della commissione parlamentare Antimafia e Lucio Malan (Fi), questore del Senato. Ne è passata di acqua sotto i ponti e il processo “Minotauro”, per quanto concerne Rivarolo, si è concluso in Cassazione con una sentenza che ha derubricato il reato del quale era stato accusato l’ex segretario comunale Antonino Battaglia da voto di scambio a semplice reato elettorale. A giudizio di Fabrizio Bertot la sentenza pronunciata dalla Corte Suprema sancisce il fatto che lo scioglimento del consiglio comunale e il successivo commissariamento prefettizio deciso dall’allora ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, erano del tutto ingiustificati. “Lo hanno riconosciuto, in modo trasversale anche molti esponenti della Camera e del Senato” afferma Fabrizio Bertot.
Reduce da una brave parentesi trascorsa nel Parlamento Europeo, l’ex sindaco guarda avanti, ma quel marchio infamante cucito addosso alla città deve, a suo giudizio, essere assolutamente rimosso. Nel mese di novembre 2016 il settimanale Panorama in un lungo articolo, aveva sostenuto un’argomentazione che Bertot ha sempre sostenuto; quella cioè “che nessun consigliere comunale, in quei quattro anni, è stato indagato o processati per reati di tipo mafioso o collegati”. Affermazioni riprese da Luciano Malan, nel servizio giornalistico pubblicato dal settimanale nazionale mentre in un’interrogazione parlamentare l’onorevole Mariastella Gelmini sottolineava che “nessun atto del Comune è mai stato giudicato illegittimo o adottato illecitamente. Nessuna procedura per l’aggiudicazione di appalti, forniture o altro è mai stata messa in discussione. Nessun incarico è stato revocato e nessun contratto annullato”. E dopo i manifesti affissi in ogni angolo del Canavese da Fabrizio Bertot arriva il convegno che, non a caso, s’intitola “Quando la burocrazia ferisce”.
BERTOT NON E’ IN CERCA DI RISCATTO: “MI RIMPROVERO DI NON ESSERE STATO CAPACE DI DIFENDERE LA CITTA'”
Fabrizio Bertot non è un uomo in cerca di riscatto e ci tiene a precisarlo. Scioglimento e commissariamento furono i frutti di un atto definito “ingiusto e immotivato” non deciso dalla giustizia ma “dalla burocrazia e dalla politica”. Lo scopo è quello di fare chiarezza sulla nuova normativa che dovrebbe fare in modo che “casi” come quello di Rivarolo Canavese non abbiano più ad accadere. Per il resto, da tempo, l’imprenditore ha rivolto i suo interessi nel favorire, tramite la sua fondazione, i rapporti commerciali tra imprenditori italiani e la Russia di Putin. La politica locale è acqua passata: adesso è il momento di guardare alle prossime elezioni politiche nazionali e a quelle europee senza, però, mai perdere il contatto con la realtà rivarolese.
“Non ho nulla di cui rimproverarmi se non il fatto di non aver potuto e di non essere stato capace di difendere la città dal commissariamento – ammette Bertot -. Confesso di non averne avuto la forza d’animo perchè in quel periodo ho dovuto fare i conti con due gravi lutti in famiglia che mi avevano prostrato”.
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