
Visto scaduto: il chivassese Khaby Lame fermato e costretto a lasciare gli Stati Uniti. Ora è in Canada

Per diverse ore nella giornata di sabato 7 giugno, la notizia dell’arresto di Khaby Lame a Las Vegas, in Nevada, ha alimentato un’ondata di reazioni e dubbi sui social network. Tutto è partito da un post pubblicato su X (ex Twitter) da Bo Loudon, influencer vicino a Barron Trump, figlio dell’ex presidente Donald Trump. Inizialmente bollata come una probabile fake news, l’informazione ha trovato riscontri concreti solo con il passare delle ore, fino ad arrivare a conferme incrociate da fonti statunitensi e italiane. A bloccare Lame, il 6 giugno scorso, sono stati gli agenti dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement), l’agenzia federale che si occupa del controllo delle frontiere e dell’immigrazione. Alla base del fermo, un’irregolarità amministrativa: il visto d’ingresso del noto TikToker, naturalizzato italiano e con oltre 160 milioni di follower, risultava scaduto.
Il caso ha però assunto immediatamente una valenza simbolica e politica, considerando il contesto dell’attuale campagna anti-immigrazione promossa da Trump, tornato prepotentemente in scena con toni e obiettivi che non fanno distinzioni tra cittadini comuni e celebrità internazionali. Il fatto che ad essere colpito sia stato proprio Khaby Lame, cresciuto nelle palazzine ATC di via Togliatti a Chivasso e diventato un’icona globale partendo dal nulla, ha acceso riflettori e polemiche. Secondo quanto trapelato, a Lame sarebbe stato concesso di lasciare volontariamente il territorio statunitense: si troverebbe attualmente in Canada, dove starebbe valutando i prossimi passi con il suo team legale. Bo Loudon ha nel frattempo rilanciato la notizia con un nuovo post, rivendicando la correttezza delle sue informazioni iniziali.
A Chivasso, Khaby non è più comparso pubblicamente da tempo, ma ha continuato a mantenere rapporti con pochi amici stretti. L’episodio apre interrogativi più ampi: fino a che punto l’immagine pubblica può proteggere da politiche sempre più rigide in materia di immigrazione?