In un’aula del tribunale di Ivrea, si è conclusa una vicenda giudiziaria decennale: un artigiano sessantacinquenne è stato assolto dalle accuse di maltrattamenti e violenza, mosse dalla sua ex compagna, una donna marocchina di cinquantotto anni. La relazione, iniziata come un idillio sulle rive della Stura, si è trasformata in un decennale incubo giudiziario per l’uomo, che ha visto finalmente la luce al termine del tunnel con la sentenza di lunedì 6 maggio 2024.

La storia d’amore aveva preso una svolta inaspettata quando l’uomo decise di non presentarsi al proprio matrimonio, spinto dal timore, suggerito dagli amici, che l’intento della donna fosse unicamente quello di ottenere il permesso di soggiorno. Dopo un periodo di separazione, la coppia si era riunita, tornando a convivere nella stessa abitazione che avevano condiviso prima dell’annullamento delle nozze. Tuttavia, nel maggio 2020, la situazione degenerò quando la donna presentò una denuncia per maltrattamenti e stupro.

La presunta vittima si era affidata al supporto di un’organizzazione per le vittime di abusi, descrivendo anni di soprusi e umiliazioni. Secondo il suo racconto, era stata privata di cibo, chiusa fuori casa e costretta a non lavorare, oltre a subire un episodio di violenza fisica che le avrebbe causato lesioni al polso.

Il processo ha visto l’artigiano, difeso dall’avvocato Wilmer Perga, respingere con decisione ogni accusa. La sua innocenza è stata avvalorata dalla testimonianza di un testimone e dall’analisi delle cartelle cliniche post-visite ginecologiche, che hanno smentito le affermazioni della donna riguardo allo stupro. Il giudice Stefania Cugge, valutando le prove presentate, ha pronunciato l’assoluzione dell’imputato, che non aveva mai avuto precedenti con la legge.

La sentenza ha rappresentato un punto di svolta per l’artigiano, che ha espresso il proprio sollievo ai media: “Per me è davvero finito un incubo, che mai più avrei pensato di dover affrontare alla mia età”.