
Strage di Rivarolo: emergono nuovi dettagli. Il pensionato aveva ucciso figlio e moglie al mattino

L’esame autoptico effettuato dal medico legale Roberto Testi e disposto dalla procura di Ivrea sulle salme delle quattro vittime uccise sabato scorso al quinto piano in uno stabile di corso Italia 46 a Rivarolo Canavese ha evidenziato la catena temporale che ha caratterizzato la strage compiuta dal pensionato ottantatreenne Renzo Tarabella. Stando agli esiti scaturiti dall’autopsia l’uomo avrebbe ucciso il figlio Wilson, disabile psichico già nel pomeriggio di sabato con un solo colpo esploso a bruciapelo alla testa, poi ha esploso a distanza ravvicinata il secondo proiettile della pistola semiautomatica all’indirizzo della moglie, Maria Grazia Valovatto di 79 anni, sempre alla testa.
Osvaldo Dighera, 74 anni che con la moglie era proprietario dell’appartamento nel quale viveva la famiglia Tarabella, sarebbe stato ucciso con due colpi: uno alla schiena e l’altro alla testa. E, infine, avrebbe ucciso la moglie di Osvaldo Dighera Liliana Heidempergher, 70 anni, con un proiettile in testa. Cinque colpi. Quattro morti. Un bilancio agghiacciante.
Pare che Renzo Tarabella avesse già ucciso i congiunti nella mattinata mentre si trovavano ancora a letto. Osvaldo Dighera sarebbe stato freddato all’ora di cena. Poco più tardi sarebbe toccato alla moglie. Che cosa abbia fatto in quelle ore trascorse tra l’omicidio del figlio e della moglie e quella dei coniugi Dighera non si sa ancora. Così come non si sa ancora perché l’uomo sia rimasto chiuso in casa con i quattro cadaveri fino a quando, alle tre del mattino seguente, i carabinieri hanno fatto irruzione in quel maledetto appartamento insanguinato e ancora pieno di rancore. Il sesto proiettile Renzo Tarabella l’ha riservato per spararsi sotto al mento. La pallottola ha perforato il palato ed è uscita dallo zigomo senza ledere il cervello.
Un caso incredibilmente fortuito. Il pensionato si trova in terapia intensiva al San Giovanni Bosco di Torino, ma il miglioramento delle condizioni generali del paziente potrebbe far decidere i medici a trasferirlo in un reparto ordinario. E qui i magistrati attendono di poterlo interrogare.