
Strage di Brandizzo, dopo due anni chiuse le indagini: 24 indagati dalla procura tra cui Rfi, Sigifer e Clf
A quasi due anni dalla tragedia che ha sconvolto il mondo del lavoro e dell’infrastruttura ferroviaria italiana, la Procura di Ivrea ha chiuso le indagini preliminari sull’incidente di Brandizzo, costato la vita a cinque operai nella notte del 30 agosto 2023. Le vittime – Giuseppe Aversa, Kevin Laganà, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Sorvillo e Michael Zanera – furono travolte e uccise da un treno in corsa mentre stavano effettuando lavori di manutenzione sui binari della stazione, lungo la linea ferroviaria Torino-Milano.
Ora il fascicolo d’inchiesta conta 24 indagati: 21 persone fisiche e tre società – Rete Ferroviaria Italiana (Rfi), Sigifer di Borgo Vercelli e Clf di Bologna – accusate a vario titolo di omicidio colposo plurimo.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il gruppo di operai della Sigifer si trovava sui binari senza che fossero state attivate le necessarie misure di sicurezza per interrompere il traffico ferroviario. Il treno, che transitava a velocità regolare, non avrebbe potuto evitare l’impatto. Una dinamica agghiacciante, documentata anche da video interni e testimonianze che hanno permesso agli investigatori di definire una catena di responsabilità articolata e complessa.
Tra gli indagati figurano due ex vertici di Rfi, Vera Fiorani e Gianpiero Strisciuglio, entrambi in qualità di datori di lavoro, oltre al capo tecnico di Rfi, il capo squadra della Sigifer presente quella sera. Iscritti nel registro anche i tre titolari della Sigifer, il delegato alla sicurezza, e dieci dirigenti e direttori d’area di Rfi. L’impianto accusatorio ipotizza mancanze sistemiche nei protocolli di sicurezza, omissioni nei controlli e gravi carenze nella formazione degli addetti ai lavori.
Le tre società coinvolte sono chiamate a rispondere in base alla legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti, per non aver adottato modelli organizzativi adeguati a prevenire incidenti sul lavoro.
La chiusura dell’inchiesta è un passaggio chiave: ora gli indagati avranno venti giorni di tempo per depositare memorie difensive o chiedere di essere interrogati. Successivamente, la Procura valuterà le richieste di rinvio a giudizio.
Nel frattempo, le famiglie delle vittime – tutte giovani e con contratti di lavoro precari – continuano a chiedere giustizia. Per loro, Brandizzo non è solo un luogo ma il simbolo di un Paese che ancora fatica a garantire sicurezza sui luoghi di lavoro. Una ferita profonda, che questa inchiesta prova a rimarginare, cercando verità e responsabilità in un contesto che, secondo gli investigatori, avrebbe dovuto garantire ben altre tutele.