
Stellantis, nuove uscite incentivate. Ravinale e Busconi: “Il declino dell’auto è una scelta politica, non una crisi”

“Mentre Torino celebra San Giovanni con eventi sponsorizzati da Stellantis per promuovere modelli prodotti all’estero, a Mirafiori proseguono i segnali di disimpegno. L’azienda ha annunciato altre 610 uscite incentivate, che si aggiungono alle circa 5.000 già avvenute negli ultimi anni, nel silenzio crescente delle istituzioni. È un nuovo capitolo della crisi industriale che coinvolge il settore dell’auto e l’intero indotto torinese”
La denuncia arriva da Francesca Ravinale (Avs) e Gianfranco Busconi (Se), esponenti di opposizione in Consiglio regionale del Piemonte, che accusano la Giunta Cirio di immobilismo e il Governo di “criminalizzare i lavoratori che protestano invece di pretendere un vero piano industriale da Stellantis”.
Nel 2024 lo stabilimento di Mirafiori ha toccato il minimo storico di appena 25.000 vetture prodotte, mentre i piani di rilancio promessi restano sulla carta. “Le istituzioni – attaccano Ravinale e Busconi – continuano a stare a guardare il declino di Torino come capitale dell’auto, senza mettere in campo strumenti concreti per arginare la crisi economica e sociale che si sta aggravando”.
Sotto accusa anche le promesse mancate di sostegno al reddito per i lavoratori in cassa integrazione. “A oggi – spiegano – nessun aiuto è stato erogato nonostante gli annunci dell’assessora Chiorino e del presidente Cirio. E intanto centinaia di lavoratrici e lavoratori sopravvivono con meno di 1.000 euro al mese”.
Il caso Stellantis assume contorni ancora più contraddittori alla luce dei risultati economici del gruppo: 5,5 miliardi di euro di utili nel primo semestre 2025. “Altro che crisi – incalzano Ravinale e Busconi –: il disinvestimento su Torino è frutto di scelte aziendali precise, non di condizioni sfavorevoli. Per questo chiediamo che il Governo e la Regione pretendano la produzione di nuovi modelli a Mirafiori, e che si metta in campo una vera politica industriale regionale”.
La nota si chiude con un messaggio amaro e simbolico: “Fino a quando non si affronterà seriamente questa situazione, non c’è proprio nulla da festeggiare. Né per San Giovanni, né per Torino”.