
San Giusto: era affiliato alla ‘ndrangheta. L’autorità giudiziaria gli confisca beni per 1,6 milioni di euro

Il Gico della Guardia di Finanza avrebbe accertato che P.A. residente a San Giusto Canavese, già condannato nel corso del processo Minotauro (che ha preso il nome dall’omonima operazione) con rito ordinario per associazione a delinquere di stampo mafioso, disponeva di beni e conduceva un tenore di vita incompatibile con quanto ufficialmente dichiarato al fisco.
In appello P.A., 46 anni, era stato condannato a 7 anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Precedentemente l’autorità giudiziaria aveva disposto il sequestro di un appartamento e di un locale commerciale in corso Vittorio Emanuele a Torino. La scorsa settimana, al termine del previsto procedimento giudiziario di prevenzione, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Torino hanno eseguito la confisca dei due immobili sequestrati, intestati all’uomo per un valore di un milione e 600mila euro. Le inchieste avevano appurato che l’uomo era affiliato, almeno dal 2008 alla “locale” di San Giusto Canavese. In questo contesto era scattato il procedimento di prevenzione applicato nei confronti di tutti gli indiziati di appartenere alle associazioni mafiose che dispongono di beni sproporzionati rispetto al reddito dichiarato o all’attività economica svolta o, infine, di beni ritenuti frutto di attività illecite.
I procedimenti penali avrebbero dimostrato, in virtù della sentenza emessa dalla Corte di Cassazione nel novembre del 2015, alla quale l’imputato aveva fatto ricorso, che l’acquisto dei beni sarebbe stata effettuata con l’investimento di parte dei proventi illeciti derivanti dal proprio ruolo all’interno della ‘Ndrangheta, è stata sentenziata la confisca dei due immobili che saranno gestiti dall’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati, alla quale spetterà il compito di curarne l’amministrazione e la destinazione affinché ne sia garantito un effettivo riutilizzo sociale.