
San Benigno Canavese: due donne condannate per aver raggirato un’anziana in casa di riposo

L’accusa era quella di aver circuito una paziente, Pierina N. ottantenne di San Benigno Canavese, sottraendole intero patrimonio. Medico e titolare di una casa di cura sono stati condannati, l’altra mattina dal giudice del tribunale di Ivrea a una pena di 2 anni e 6 mesi: secondo la tesi dell’accusa, accolta dal giudice, i due uomini avrebbero approfittato della demenza senile dell’anziana per farsi intestate una villa, conti correnti e regalare gioielli per un valore di un milione di euro. La titolare della casa di riposo, che tra l’altro è risultata prima delle necessarie autorizzazioni, Giuseppina Miccoli, 66 anni, e Cristiana Mattei, 52 anni, medico di famiglia, entrambe residenti a San Benigno sono state condannate dal tribunale di Torino. Il neurologo chivassese Claudio Geda, finito alla sbarra con l’accusa di falsa certificazione (difeso dall’avvocato Ferrero) è stato invece assolto per il fatto non sussiste. I famigliari della donna, che è deceduta nel 2013, si sono costituiti parte civile.
L’anziana era stata ricoverata nella casa di riposo in seguito ad una caduta. Sarebbe stata il medico di famiglia, Cristiana Mattei, ad indirizzare i famigliari nella struttura gestita da Giuseppina Miccoli. La struttura ospitava altri cinque anziani che pagavano rette intorno ai duemila euro mensili. Stando a quanto ricostruito dalla procura di Torino, il reato di circonvenzione ha luogo nei messi successivi al ricovero. Nel mese di maggio Pierina N. consegna al medico di base la delega ad operare sul proprio conto corrente bancario; a luglio invece firma un testamento a Pinerolo dove si intestava alla titolare della casa di riposo una villa del valore di 337 mila euro: altri 50 mila uro vengono regalati al fidanzato della Miccoli mentre il medico viene nominato erede universale.
Poco dopo, in seguito alla denuncia sporta dai parenti, i carabinieri effettuano un blitz nella casa di cura. Segue l’inchiesta nel frattempo l’anziana muore) e il processo culminato nella condanna del medico e della titolare della casa di riposo.