29/05/2018

Eventi

Rivarolo: sabato 9 giugno un evento per ricordare Guareschi, padre di Don Camillo e Peppone

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La storia, quella meno conosciuta ai più, del padre (letterario) di Peppone e Don Camillo, rivivrà a distanza di tani decenni grazie a un’iniziativa culturale promossa e organizzata dall’Associazione “John Henry Newman”. La sala consigliare del Palazzo Lomellini, che ospita gli uffici del Comuna e di Rivarolo Canavese, sarà la location nella quale, sabato 9 giugno, si svolgerà il pomeriggio culturale in compagnia con Alessandro Gnocchi e Paolo Gulisano. L’evento è patrocinato dalla Città di Rivarolo Canavese. Guareschi è lo scrittore italiano in assoluto più tradotto e più venduto nel mondo. “Abbiano creato l’occasione per rendere il giusto omaggio al Guareschi scrittore e uomo impegnato nella realtà civile italiana del secondo dopoguerra c’è anche per noi – spiegano gli organizzatori -, poiché sabato 9 giugno, alle ore 15,30, presso la sala consigliare della Città di Rivarolo Canavese, ne parleranno due esperti assoluti del personaggio in questione, il giornalista Alessandro Gnocchi e il medico e scrittore Paolo Gulisano. L’evento costituirà l’occasione per sentirsi motivati ad approfondire la conoscenza di una voce particolarmente necessaria in questi tempi così bui e tristi. Con Guareschi la speranza si riaccende.

I promotori della manifestazioni esprimono “Un vivo ringraziamento all’Amministrazione Comunale di Rivarolo, nella persona del sindaco, Alberto Rostagno, che ha concesso il patrocinio e la location all’evento2.

L’anno 2018 è, per Giovannino Guareschi, occasione di un duplice anniversario: la nascita, 110 anni fa, precisamente il 1^ maggio 1908, a Fontanelle di Roccabianca, e la morte, 50 anni fa, avvenuta il 22 luglio 1968. In questo intervallo, durato 60 anni, Guareschi ha legato il suo nome ad una gran mole di opere letterarie, che possiamo sommariamente annoverare fra scritti brevi, articoli di giornale, romanzi, vignette, soggetti cinematografici.

La sua vita, attraversata dalle due guerre, è quasi un romanzo. Inizia la carriera giornalistica nel 1928, correggendo le bozze del Corriere Emiliano e della Voce di Parma; nel 1936, chiamato da Angelo Rizzoli, patron della casa editrice omonima, va al Bertoldo, settimanale satirico. Nello stesso anno inizia una collaborazione con La Stampa e con l’EIAR, la RAI del tempo.
Nel 1941 esce il suo primo romanzo: “La scoperta di Milano”. La seconda Guerra Mondiale lo tocca da vicino: si arruola infatti nell’esercito. Arriva l’8 settembre 1943: Guareschi, allora ufficiale, rifiuta di arrendersi ai tedeschi e viene fatto prigioniero ed internato in vari campi di prigionia, fra Polonia e Germania. Da essi, dopo stenti e sofferenze comuni a tanti suoi commilitoni, uscirà per tornare in Italia il 9 settembre 1945.

Questa esperienza lo segnerà per sempre: ne scriverà nel romanzo “Diario Clandestino” che, narrando della guerra, propone una visione di profondo amore per la dignità dell’uomo, anche se sottoposto a vessazioni e sofferenze, e di viva testimonianza di vita cristiana. Al suo ritorno in Italia inizia una nuova serie di collaborazioni giornalistiche: già a dicembre 1945 apre un settimanale tutto suo, “Il Candido”, che lo vedrà protagonista fino al 1957.

E’ proprio su questo giornale che Guareschi, attraverso circa 300 racconti, da vita ai suoi più famosi personaggi: Giuseppe Bottazzi, detto Peppone, segretario del Partito Comunista di Brescello, piccolo paese della Bassa Parmense, sindaco, padre di una numerosa prole e sposo esemplare, di mestiere meccanico, e Don Camillo, parroco di Brescello. Terzo protagonista della saga, il Cristo Crocefisso parlante della chiesa di Brescello, alla cui saggezza Don Camillo si confà sempre, con un dialogo pieno di rispetto e di fiducia.

Fu Angelo Rizzoli che colse nei racconti uno spunto cinematografico e li volle realizzare; fu un successo grandioso.  Proprio la fortuna di questi due personaggi ha forse nuociuto al suo creatore: tanti infatti, avendo visto, e goduto, i film con protagonisti il parroco ed il sindaco comunista hanno dimenticato che essi non sono nati col cinema, ma sono la trasposizione filmica di episodi tratti da racconti guareschiani. La fama dei personaggi ha oscurato – si può dire – la fama del loro creatore.

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