
Quassolo, Leinì, Caravino: forse una sola banda ha profanato le tombe nei cimiteri. Indaga la procura

Tre episodi in una sola settimana: tre profanazioni avvenute in altrettanti cimiteri del Canavese. Si tratta di vandali o di ladri? E, in ogni caso, è possibile che a colpire siano i membri di una banda appositamente costituita? E’ probabile. Una possibilità che la procura di Ivrea, che su questi episodi, verificatisi a Quassolo, Caravino e Leinì, ritiene meritevole di attenzione e di ulteriori approfondimenti. Adesso si attendono le dettagliate relazioni dei carabinieri.
Metodologia a parte, quel che più incuriosisce è il fatto che i vandali o i possibili ladri, scelgono prevalentemente le tombe e i loculi che risalgono a oltre 50 anni fa: in un periodo cioè, in cui era diffussima l’abitudine, nella famiglie benestati e ricche, di seppellire con il cadavere anche gioielli e oggetti preziosi. L’unico caso in cui sono state trafugate dalla bara scardinata alcuni gioielli è quello di Quassolo. A Leinì e Caravino pare che il tentativo di rubare preziosi sia fallito.
C’è da dire che, al di là della mancanza di rispetto per i defunti, vandali o ladri che siano hanno cura di danneggiare il meno possibile le lapidi rimosse per estrarre le bare. Esclusa, invece, l’ipotesi legata a possibili riti satanici o esoterici. Su serie di raid stanno attivamente indagando i carabinieri delle Compagnie di Ivrea e di Venaria Reale. I comuni interessati da questi episodi stanno cercando in ogni modo di rintracciare i parenti delle defunte protagonisti delle profanazioni.
Un’impresa improba le inumazioni risalgono a oltre mezzo secolo fa.