16/02/2021
Economia
Piste da sci chiuse: il vicesindaco di Locana guida la protesta con l’Uncem e i parlamentari
La decisione assunta dal Ministero della Salute di prorogare la chiusura degli impianti sciistici fino al prossimo 5 marzo, ha scatenato, come era prevedibile, un’ondata di polemiche senza fine. La stagione è ormai “saltata” e i gestori delle stazioni subiranno un danno economico difficilmente calcolabile se si tiene conto che, in vista della riapertura gli operatori hanno investito milioni di euro per garantire la sicurezza degli impianti e adeguarli alla rigida normativa anti-Covid. Marco Guglielmetti vicesindaco di Locana si dichiara dir poco allibito per la decisione assunta, all’ultimo momento dal Ministero:
“Sono decisamente sconfortato da questa decisione che è giunta a poche ore dalla riapertura degli impianti. Tutti ci siamo mossi secondo le direttive che erano state comunicate e nel pieno rispetto delle regole – afferma l’amministratore -. Forse al Governo non si rendono conto dell’impegno e degli sforzi economici che hanno sostenuto i nostri gestori di impianti e i ristoratori; giorni di lavoro continuo per battitura e preparazione degli impianti, assunzioni di personale, misure e norme di sicurezza preparate nei minimi dettagli come da indicazioni. Come amministratori credevamo tutti in questo piccolo spiraglio di apertura, per salvare almeno una piccola parte di una stagione sciistica già fortemente e irreparabilmente compromessa. Personalmente la considero l’ennesima presa in giro verso i nostri territori montani. Mi auguro che chi ha preso questa scellerata decisione, a poche ore dall’apertura, si faccia carico delle conseguenze economiche con ristori veri, in breve tempo: dalle parole è ora di passare ai fatti”.
Igor De Santis, sindaco di Ingria e vicepresidente dell’Uncem Piemonte è sulla stessa lunghezza d’onda: “Il 15 febbraio dopo una lunghissima attesa, avrebbero dovuto aprire le stazioni sciistiche e con esse sarebbe dovuta risorgere la speranza per le migliaia di famiglie che vivono grazie a quella che è ‘l’industria’ della montagna. Oltre al profondo sconforto per l’ennesimo rinvio, persiste una profonda amarezza per le modalità con le quali è stato comunicato. La salute è un principio fondamentale da tutelare ad ogni costo, ma credo che sia altrettanto doveroso ed importante valutare i modi con cui applicare questo principio sacrosanto. Un nuovo veto a dodici ore dalla riapertura credo sia irrispettoso per la Montagna, per i suoi abitanti e per tutti gli operatori e i dipendenti del settore che in questi ultimi giorni hanno investito capitali e si sono giocati il tutto per tutto, per poter ripartire e risollevare una stagione ormai praticamente perduta. Non discuto un parere tecnico di cui non ho le competenze, mi verrebbe però da suggerire che alcuni valori di etica, rispetto e coerenza non dovrebbero essere mai messi in secondo piano”.
“Mi stanno chiamando operatori, amministratori, lavoratori dell’indotto montagna, ribadiamo la necessità di un cambio di marcia, errori come quello di ieri, sulla non riapertura degli impianti sciistici, non devono più ripetersi. La gente e chi lavora in alta quota merita rispetto, la montagna non è un pezzo di paese che si può chiudere ed aprire a piacimento, dietro ogni attività umana nelle Valli vi sono preparazione e sforzi anche economici inimmaginabili per chi non vive in quei territori. – Dichiara il deputato eporediese Alessandro Giglio Vigna -. Auspichiamo un repentino riassetto della parte tecnica, pensiamo alla possibilità di affiancare esperti che abbiano una conoscenza del paese reale, quindi anche del mondo montano. Nota di cronaca che molti non sanno: proprio da Locana ci sono arrivate notizie di operatori che hanno saputo solo in tardissima serata la decisione di Roma, questo perché quando la nota stampa è uscita, erano in quota a ‘battere le piste’ per la prevista apertura del giorno dopo, dopo il danno la beffa: solidarietà al mondo dello sci”.
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