
“Non licenziate i nostri papà”: l’accorato appello dei figli dei dipendenti della Comital di Volpiano

Quella riguardante la chiusura dello stabilimento Comital di Volpiano e il licenziamento dei 38 dipendenti che vi lavoravano, non è più una vertenza sindacale, ma ha assunto i toni e l’aspetto di una vicenda umana attorno alla quale si è coagulata la solidarietà non solo delle istituzioni, ma anche di tanti, tantissimi cittadini. A scendere in campo questa volta non sono stati i sindacati o esponenti della politica: sono stati i figli dei lavoratori che, tramite alcuni disegni e messaggi appesi ai cancelli della Comital davanti ai quali è stato istituito un presidio permanente, chiedono che la fabbrica non chiuda, che i loro papà non perdano il posto di lavoro e che le loro famiglia possano ritrovare, dopo tanti mesi di angustia e preoccupazione, l’agognata serenità.
Non è una bella storia quella che accompagna la chiusura, inaspettata, della Comital di via Brandizzo a Volpiano: un’azienda sana, a detta dei sindacati, che potrebbe garantire il futuro occupazionale degli addetti. Comunque sia gli sforzi congiunti di sindacato e istituzioni non sono serviti a far recedere la proprietà francese dalla decisione di cessare l’attività produttiva e di procedere con il licenziamento collettivo. In un orizzonte così fosco, nelle ultime settimane, si è aperto uno spiraglio grazie alla manifestazione di interesse di un gruppo cinese e di uno italiano che potrebbero esseri disponibili a rilevare attività produttiva e forza lavoro.
All’inizio della prossima settimana sarebbero previste due visite da parte degli imprenditori cinesi e italiani che hanno espresso il loro interesse. La speranza è che questo interesse si traduca in azioni concrete che allontanino definitivamente l’aspetto della chiusura definitiva e del licenziamento. Certo è che la Regione Piemonte farebbe ponti d’oro a chiunque s’impegnasse per far rivivere lo storico stabilimento volpianese.