
Morti sospette per cancro alla Pirelli: alla sbarra una decina di dirigenti dell’azienda
Sono morti sospette. Decine, se non centinaia. E, stando a quanto sostiene la procura della Repubblica, sarebbero state provocate all’esposizione degli operai ai fumi della lavorazione dei pneumatici nello stabilimento Pirelli di Settimo Torinese a partire dagli anni Cinquanta in poi. L’udienza preliminare del quinto processo alla Pirelli è iniziato nei giorni scorsi in tribunale a Torino e vede alla sbarra una decina di alti dirigenti della società indagati dalla procura della Repubblica preso il tribunale di Torino e protagoniste una trentina di parti lese, per la maggior parte famigliari di ex dipendenti deceduti o ammalatisi a causa di carcinomi alla vescica o ai polmoni.
Nella scorsa udienza gli avvocati che rappresentano e assistono le famiglie dei lavoratori deceduti o ammalati hanno chiesti di potersi costituire parte civile. Sarà nella prossima udienza che il Gup (il Giudice dell’Udienza Preliminare) si pronuncerà in merito. Il processo è scaturito da una maxi-indagine compiuta dal pubblico ministero Sabrina Noce relativo alle condizioni ambientali nelle quali i dipendenti Pirelli lavoravano.
Senza l’adozione delle necessarie misure precauzionali, sostiene la pubblica accusa, l’aver respirato i fumi causati dalla lavorazione della gomma e l’esposizione all’amianto, al talco e a sostanze radioattive nei reparti mescola e negli altiforni e nel reparto cerchietti e coperture avrebbe provocato in molti addetti alla produzione degli pneumatici insorgenza di patologie incurabili come il mesotelioma pleurico, tumori all’apparato respiratorio, linfomi e carcinomi alla vescica.
L’inchiesta giudiziaria si riferisce al periodo in cui lo stabilimento settimese non era stato rinnovato. Di recente è stato del tutto ristrutturato e più sicuro. Il processo entrerà nel vivo nelle prossime settimane.