
Morti Olivetti: tutti assolti perchè il fatto non sussiste. La Corte d’Appello: non ci sono prove per condannare

Non ci sono prove sufficienti per provare la responsabilità dei vertici Olivetti dei dirigenti dell’azienda in relazioni ai decessi per cancro: in più non è possibile provare oltre ragionevole dubbio il nesso di causalità tra l’esposizione all’amianto e l’insorgenza delle malattie che hanno ucciso diversi dipendenti. Il fatto, quindi, non sussiste. Sono queste, in sintesi, le motivazioni che hanno determinato l’assoluzione nello scorso mese di aprile, degli ex manager e i vertici dell’Olivetti, tra i quali figuravano l’ingegnere Carlo De Benedetti, il fratello Franco De Benedetti e l’ex ministro Corrado Passera.
In sostanza, secondo i giudici della Corte d’Appello di Torino allo stato attuale delle cose non è possibile provare la responsabilità degli imputati. Il tribunale di Ivrea aveva condannato in primo grado tutti e 13 gli imputati. La sentenza della Corte d’Appello di Torino ribalta quella dei colleghi del giudizio di primo grado. Dirigenti e vertici dell’azienda erano accusati di essere responsabili della morte di 10 operai tra il 2008 e il 2013 a causa dell’esposizione al talco di amianto.
Nelle motivazioni depositate dopo 90 giorni dalla sentenza si spiega che, per quanto concerne il dibattito scientifico sulla correlazione tra la prolungata esposizione alla polvere di amianto e l’insorgenza delle malattie tumorali “registra posizioni variegate e in continua evoluzione stante il continuo progredire delle conoscenze medico epidemiologiche in materia, gli approdi in tema di effetti dell’esposizione all’agente cancerogeno amianto sul l’organismo umano – scrivono i giudici -. Alcuni di tali approdi hanno messo in profonda crisi – secondo questa Corte – l’impianto accusatorio di questo procedimento”.