27/04/2020

Cronaca

La Fase 2 scontenta il commercio. Maria Luisa Coppa (Ascom): “Per molti sarà fallimento”

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La Fase 2, quella della cosiddetta ripartenza dell’Italia, illustrata nella serata di ieri, domenica 26 aprile in conferenza stampa dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha scatenato una ridda di roventi polemiche per la mancanza di carenza e, soprattutto, per la presunta assenza di programmazione.

“Incredulità, sconcerto ed amarezza. Queste a caldo le mie prime sensazioni. Mentre tutti gli imprenditori si aspettavano di poter finalmente aprire il 4 maggio, abbiamo appreso dal Governo, senza alcuna giustificazione che la riapertura per noi sarà spostata al 18, che i pubblici esercizi non riapriranno prima del 1° giugno e nulla è dato sapere per il turismo. Si chiede al commercio un sacrifico troppo pesante senza misure compensative e con un annuncio senza commenti – dichiara la presidente dell’Ascom di Torino Maria Luisa Coppa -. Nulla si dice in merito al turismo, che patirà i danni più gravi di questa emergenza ed anche il commercio ambulante rimane sospeso alle decisioni delle singole Amministrazioni locali. I commercianti ed i loro collaboratori con le loro famiglie non possono condividere. Non siamo d’accordo nel modo e nel merito”.

Davvero aprire un negozio o un bar, dove entrerebbero una o due persone alla volta con guanti e mascherina, viene considerato più pericoloso che aprire una fabbrica con centinaia di lavoratori? si chiede Maria Luisa Coppa che sentenzia: “Con queste scelte si condannano le imprese del commercio e della ristorazione al fallimento”.

In sospeso, tra l’altro c’è ancora la questione del turismo e del commercio ambulante. Le decisioni in questo senso sono state delegate alle singole amministrazioni locali. Questa è un’altra delle questioni che proprio non va giù a Maria Luisa Coppa: “I commercianti e i loro collaboratori, con le loro famiglie, non possono condividere. Non siamo d’accordo nel modo e nel merito”.

Il nuovo decreto che sarà emanato dal Governo Conte conferma anche il calendario delle ripartenze delle attività produttive. Si è cominciato già da oggi, lunedì 27 aprile, con le aziende ritenute strategiche, dai cantieri dell’edilizia pubblica al manufatturiero per l’export con richieste di autorizzazione in deroga ai prefetti.

Dal 4 maggio ripartiranno le aziende attive alla riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature, le imprese edili, il commercio all’ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicolo e motocicli, il commercio all’ingrosso (escluso quello di autoveicoli e motocicli), le attività immobiliari, le attività di organizzazioni associative e la gli esercizi specializzate nella riparazione di computer e di beni per uso personale e per la casa.

Bar e ristoranti, ma anche centri estetici potranno aprire i battenti il prossimo 1° giugno mentre viene confermata dal decreto, a partire dal 4 maggio, la possibilità di fare ristorazione con le modalità di vendita da asporto oltre che di domicilio. Il consumo, però, potrà avvenire all’interno del locale, né al suo esterno devono formarsi assembramenti in cui non si rispetta la distanza fra le persone. “Si dovrà entrare uno alla volta – ha spiegato il Premier Conte -, rispettando la fila, le distanze, con i dispositivi di protezione”.

Per gli esercizi commerciali al dettaglio la riapertura è fissata per il 18 maggio e non per l’11 come ipotizzato in un primo momento. Su richiesta del Comitato tecnico scientifico è stato deciso di programmare step di riapertura di 14 giorni per verificare gli effetti di ogni riapertura. Parrucchieri, barbieri, centri estetica, come detto, riapriranno il 1° giugno assieme a bar e ristoranti. Ma il fuoco della polemica, al di là delle assicurazioni, è ben lungi dallo spegnersi.

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