
Ivrea, la “Santo Bambino” chiude il 25 aprile: 30 persone senza casa. Il silenzio del Comune

Ivrea, la “Santo Bambino” chiude il 25 aprile: 30 persone senza casa. Il silenzio del Comune
Una lettera con data 14 febbraio, giorno di San Valentino, ha sancito l’inizio della fine per la Residenza collettiva autogestita “Santo Bambino”, in via Varmondo Arborio 18. La firma è di don Arnaldo Bigio, presidente dell’associazione “L’Orizzonte”. Il contenuto è chiaro: “Per improrogabili lavori di ristrutturazione della struttura e di riorganizzazione dell’accoglienza, la residenza dovrà essere totalmente liberata entro e non oltre il 25 aprile”. I destinatari della comunicazione sono una trentina di persone: italiani in difficoltà economica, migranti, uomini e donne soli. Tutti residenti da anni, in alcuni casi da oltre un decennio, in quella che era nata nel 2014 come un progetto di accoglienza solidale, autogestito, promosso dallo stesso don Bigio e da don Silvio Faga, oggi vescovo di Biella.
Il progetto e la sua evoluzione
Nata come sperimentazione, la “Santo Bambino” prevedeva inizialmente dodici posti, suddivisi in quattro nuclei abitativi, con cucine e spazi comuni. L’obiettivo era fornire non solo un tetto, ma anche un’esperienza comunitaria fondata sulla condivisione e la responsabilità reciproca. Negli anni, con l’aggravarsi dell’emergenza abitativa, i posti sono aumentati fino a diventare trenta. La casa ha continuato ad accogliere, oltre la capienza iniziale, diventando un punto di riferimento per chi era rimasto fuori dal circuito dei servizi tradizionali.
Lo sfratto e la mancanza di alternative
Ora, però, tutto dovrà finire. Il 25 aprile — data simbolica per la storia del Paese — diventa, per gli inquilini della residenza, una scadenza drammatica. Entro quel giorno, dovranno lasciare l’edificio. Al momento, nessuno degli ospiti sa dove potrà andare. “È inaccettabile — dichiara il consigliere comunale Massimiliano De Stefano —. Costringere queste persone a lasciare le proprie stanze senza una soluzione alternativa è una grave emergenza sociale. Chiediamo l’intervento immediato del sindaco e della giunta”.
Silenzio delle istituzioni
Secondo quanto riferito dagli stessi residenti, la situazione è nota da settimane a tutte le principali cariche istituzionali cittadine: il sindaco Matteo Chiantore, il presidente del consiglio comunale Luca Spitale, l’assessora al sociale Patrizia Dal Santo. Nessuno, però, ha finora preso pubblicamente posizione. Nessuna proposta ufficiale è stata avanzata. Nessun piano alternativo è stato annunciato.
Le domande rimaste senza risposta
I lavori di ristrutturazione, si legge nella lettera, sono “improrogabili”. Ma resta il dubbio su tempi, modalità e gestione dell’accoglienza durante il cantiere. Dove andranno, nel frattempo, le trenta persone coinvolte? Chi garantirà continuità nell’assistenza? E, soprattutto, esiste un progetto per il futuro della struttura?
Dal sogno all’incertezza
La “Santo Bambino” era nata come risposta concreta all’abbandono e all’emarginazione. Oggi rischia di concludersi come una pagina chiusa in fretta e nel silenzio generale. Una porta che si chiude su vite precarie, senza clamore, senza soluzioni. Il 25 aprile, mentre il Paese celebra la libertà riconquistata, a Ivrea trenta persone rischiano di perdere anche quella più semplice: la libertà di avere un posto dove dormire.