Impegno della Città Metropolitana per contrastare l’abbandono di bocconi avvelenati

22/11/2023

Impegno della Città Metropolitana per contrastare l’abbandono di bocconi avvelenati

Si intensifica l’impegno della Città metropolitana di Torino per pianificare la vigilanza svolta dal nucleo operativo faunistico della Polizia locale per contrastare il fenomeno dell’avvelenamento dei cani da compagnia con esche avvelenate e bocconi chiodati, che vengono posizionati da veri e propri delinquenti nei parchi cittadini, nei giardini e nelle aree cani dei Comuni di Torino e delle prima e seconda cintura. È stato completato il censimento delle aree cani comunali, che consentirà di disporre di una mappatura utile per la programmazione dei controlli degli agenti metropolitani e l’affissione di cartelli di informazione ai cittadini.

I Comuni sono stati invitati a rispondere ad un questionario e a fornire le mappe delle aree cani presenti sul loro territorio. Al censimento hanno risposto i Comuni di Beinasco (2 aree censite), Borgaro Torinese (3 aree), Bruino (1 area), Cambiano (1), Candiolo (1), Carignano (1), Carmagnola (3), Caselle Torinese (1), Chieri (2), Collegno (5), Druento (2), Grugliasco (13), La Loggia (1), Leinì (1), Mappano (3), Moncalieri (4), Nichelino (5), None (2), Orbassano (8), Pianezza (1), Pino Torinese (1), Piobesi Torinese (1), Piossasco (3), Poirino (1), Rivalta di Torino (4), Rivoli (10), San Mauro Torinese (2), San Benigno Canavese (1), Sangano (1), Santena (2), Settimo Torinese (2), Torino (64), Trofarello (2), Venaria Reale (4), Villarbasse (1), Villastellone (3), Vinovo (4), Volvera (1).

CONOSCERE IL FENOMENO PER PREVENIRLO

In parallelo al censimento delle aree cani, è stata avviata una campagna di sensibilizzazione, rivolta sia ai proprietari dei cani perché facciano prevenzione – non solo controllando i loro animali, ma segnalando tempestivamente la presenza di esche – sia a dissuadere chi lascia le esche sul territorio. La tutela dell’ambiente e la sicurezza degli animali domestici è una responsabilità condivisa, che richiede un impegno collettivo per proteggere gli animali che frequentano gli spazi verdi, garantendo un ambiente sicuro e sano per tutti.

Le esche avvelenate sono ovviamente motivo di grande preoccupazione per gli esperti di conservazione della fauna selvatica e per i proprietari di animali. Spesso persone senza scrupoli utilizzano sostanze tossiche per controllare le popolazioni indesiderate di parassiti o animali considerati dannosi. L’uso indiscriminato di tali sostanze può avere effetti devastanti sull’ambiente e mettere in pericolo la vita degli animali, siano essi domestici che selvatici. Gli animali selvatici e domestici che entrano in contatto con le esche avvelenate possono subire gravi danni alla salute o morire. Uccelli, mammiferi, rettili, sono spesso vittime di avvelenamenti secondari, ingerendo esche avvelenate a causa del consumo di prede già avvelenate, o accidentalmente durante le loro attività quotidiane. Le aree cani sono luoghi ad alto rischio, poiché i cani esplorano e annusano tutto ciò che li circonda, perciò sono particolarmente vulnerabili a questo pericolo. Anche i gatti che vagano liberamente negli spazi verdi possono incorrere negli stessi rischi.

Nelle aree montane e rurali le esche avvelenate vengono usate pensando di difendere il bestiame dai lupi, ma anche per liberarsi della concorrenza di volpi e rapaci nella caccia di lepri e fagiani o addirittura, nelle aree urbane, per eliminare gli animali dei vicini. Ma il veleno non sceglie le sue vittime e le esche possono contaminare corsi d’acqua e terreni provocando danni incalcolabili agli ecosistemi anche nel tempo.
Le unità cinofile antiveleno che contrastano il fenomeno sono formate dalla coppia cane-conduttore che, attraverso un intenso percorso di formazione, sviluppa una fortissima intesa e reciproca comprensione. Sono costituite da militari dell’Arma dei Carabinieri, da guardaparco e altro personale degli Enti Parco, da agenti delle Polizie provinciali, del Nucleo regionale di vigilanza faunistica della Regione Liguria, della Polizia locale della Città metropolitana di Torino. I cani antiveleno specializzati nell’individuare quantità anche minime di sostanze tossiche sparse sul terreno. L’attività delle unità cinofile è inquadrata nel progetto europeo LIFE WolfAlps EU “Azioni coordinate per migliorare la coesistenza fra lupo e attività umane a livello di popolazione alpina”.

L’UNITÀ CINOFILA ANTIVELENO DELLA CITTÀ METROPOLITANA DI TORINO

Da alcuni anni la Città metropolitana di Torino dispone di un’unità cinofila antiveleno della Polizia locale, di cui fanno parte l’istruttore direttivo di vigilanza e vice commissario Carlo Geymonat e il cane pastore australiano Myrtille, di cui Geymonat è conduttore. Le ispezioni dell’unità cinofila hanno una funzione di prevenzione e deterrenza, per far capire a chi si macchia di questo odioso reato che non sempre può farla franca. L’importante è quindi che i padroni dei cani rispettino le regole di comportamento, raccogliendo le deiezioni dei loro amici a quattro zampe, ma soprattutto non lasciandoli liberi nei parchi e controllando il loro comportamento, per evitare che durante le passeggiate al guinzaglio possano trovare e ingoiare cibo non sicuro.

Ma cosa si può fare in caso di emergenza? Chi trova bocconi avvelenati deve segnalarlo alle forze dell’ordine o agli uffici sanitari competenti: Vigili Urbani, Carabinieri Forestali, Polizia Metropolitana, Asl, ecc. I soggetti competenti sul territorio lavorano in sinergia e, chiamando il numero di emergenza 112, si consente alla rete di attivarsi per interventi di emergenza per la bonifica dei luoghi in cui sono stati segnalati bocconi avvelenati.

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