
IL PUNTO: Ai funerali di Laura “Lalla” Olivetti, l’imbarazzante assenza di gran parte della città

L’hanno pensato in molti ma in pochi lo hanno detto. Sta di fatto che ai funerali di Laura “Lalla” Olivetti, scomparsa prematuramente all’età di 64 anni a causa di una grave malattia che in tre anni l’ha consumata, sarebbe stato lecito attendersi una partecipazione decisamente più massiccia. E non solo perché Laura Olivetti era l’ultimogenita del grande e geniale Adriano che fu l’artefice, per alcuni decenni della fortuna di una città e di un intero territorio, ma perché è stata una ambasciatrice canavesana nell’esclusivo e complesso mondo della cultura sociale internazionale. Sarà forse l’effetto dell’inevitabile ricambio generazionale, ma sta di fatto che la città ha mostrato una certa e imbarazzante indifferenza e disaffezione.
Eppure Laura Olivetti ha portato, seppure in ambienti diversi da quelli frequentati dal padre, il nome di Ivrea nel mondo, grazie alla sua cultura, alla sua preparazione, alla sua partecipazione a grandi iniziative umanitarie e sociali. E’ il segno di una Ivrea che è cambiata? E’ innegabile che la graduale scomparsa dell’azienda dal territorio eporediese e canavesano, ha in qualche modo contribuito a troncare l’imprescindibile rapporto tra l’azienda e gli eporediesi. Nulla da eccepire sulla solennità che le istituzioni hanno dato alla scomparsa di Laura Olivetti: la camera ardente in municipio come si conviene ai personaggi illustri, la guardia d’onore, la parata commossa delle vecchie spille Olivetti.
E’ la partecipazione della città che ha lasciato a desiderare. Di quella città, di quella “comunità” che ad Adriano deve molto: lavoro, dignità, strutture allora all’avanguardia, ai primi asili nido e alle prime scuole materne istituite in Italia, una moderna e ineguagliabile concezione urbanistica, un futuro certo, una casa acquistata con orgoglio con lo stipendio guadagnato con l’impegno e la passione per il lavoro.
Qui sta la vera genialità di Adriano: al di là delle sue innovatrici intuizioni in campo imprenditoriale, Adriano Olivetti è stato capace di far nascere nei suoi dipendenti, fossero essi dirigenti, ingegneri, tecnici, operai e operaie, l’amore per il proprio lavoro e la fierezza dell’appartenenza ad un’azienda che stava cambiando il mondo e il modo di comunicare. E non è un caso se gli edifici della Olivetti, in tempo luoghi di lavoro e di vita, sono oggi candidati a entrare nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco per iniziativa del Comune di Ivrea, della Fondazione Olivetti con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività culturali.
Al di là della retorica, della facile dietrologia, la scarsa partecipazione ai funerali di “Lalla” Olivetti (che quest’anno ha ricevuto il premio Unesco Ombra della Sera), si è rivelata un’occasione persa per rendere omaggio alla figlia di una città che agli Olivetti deve molto, se non tutto. E non è un bel segnale.