
I giudici del Riesame dovranno decidere sulla richiesta di scarcerazione della Abbatista

Non sarà una decisione facile quella che i giudici del Tribunale del Riesame dovranno assumere in merito alla richiesta di scarcerazione di Caterina Abbarista, 45 anni, ex operatrice sanitaria all’ospedale di Ivrea, avanzata dai legali Erica Gilardino e Matteo Grognardi. La donna, madre di Gabriele Defilippi, 21 ani, coimputato insieme a Roberto Obert, 54 anni, per l’efferato assassinio della professoressa di sostegno castellamontese Gloria Rosboch, 49 anni, si trova in carcere da oltre cinque mesi. Questo secondo tentativo esperito dai difensori si basa su una convinzione: Caterina Abbatista non c’entra nulla con il delitto e non è giusto che rimanga in carcere senza una vera prova a suo carico, tanto più sia che il figlio che Obert, hanno sempre sostenuto che lei non ha ricoperto alcun ruolo nell’omicidio.
A corroborare la tesi difensiva sarebbe la perizia eseguita da un noto esperto dove si evidenzia il concetto che il traffico dati dello smartphone della donna sia stato effettivamente agganciato dalla cella telefonica di Montalenghe mentre invece il traffico voce sarebbe rimasta agganciata a una cella di Ivrea. Sulla base delle conclusioni peritali, per i difensori Caterina Abbatista avrebbe detto la verità. Il giorno del delitto, quel famigerato mercoledì 13 gennaio 2016, quando Gloria Rosboch fu dapprima strangolata con un cavo nell’auto di Roberto Obert e poi denudata e letteralmente buttata nel pozzetto di decantazione del percolato dell’ex discarica di Rivara, la donna ha sempre sostenuto di trovarsi in servizio.
Il procuratore capo di Ivrea Giuseppe Ferrando non è convinto che le cose stiano così ed in attesa di un approfondito esame dei tabulati telefonici eseguito dagli esperti del Ros dei carabinieri. Sull’istanza di scarcerazione, per la seconda volta consecutiva, ha comunque espresso parere negativo. La parola spetta ai giudici del Riesame. Ed è ormai questione di ore.